Domani arrivano in campagna elettorale a Molo Vespucci il ministro uscente Delrio e il candidato presidente Zingaretti. Sarà l’occasione per porre domande su come l’AdSP del Tirreno Centro Settentrionale sia diventata un ufficio di collocamento per il PD e di come, il suo presidente, ha vendicato il suo sogno legato alla Costa Concordia
CIVITAVECCHIA – La scorsa settimana è stata intensa di incontri per risolvere la vertenza economica tra la Royal Bus e Port Mobility. La società di trasporto passeggeri a terra di Massimiliano Passalacqua ha risolto un primo problema, quello legato al pagamento dei debiti verso l’Inps (512 mila euro) e una parte di soldi per pagare gli stipendi (110 mila euro) che avverranno nella giornata di oggi.
Questi soldi, però, sono una goccia nell’oceano. Le sorti della società civitavecchiese, storica, che ha dato lavoro e ancora ne da’ a una cinquantina di persone sembra segnata.
Non vogliamo entrare in particolari perché si sa’, quando si aprono certi contenziosi, tutto può accadere.
La cosa che ha destato molta preoccupazione il traffico di influenze messo in atto dal presidente Francesco Maria Di Majo che saranno inevitabilmente oggetto di un esposto alla Procura di Civitavecchia e Roma, dove il reato si è consumato.
Già perché nonostante si sia cercato di sminuire l’accaduto, questa volta il numero uno di Molo Vespucci l’ha combinata davvero grossa.
Credendo di essere immune a certe meccanismi, Di Majo ha messo in piedi, nei giorni scorsi un incontro tra il consigliere del Ministro Delrio, Ivano Russo e Passalacqua.
Per chi non vede niente di anomalo in ciò ve lo spieghiamo meglio noi. Il presidente Di Majo avrebbe portato dal ministro il rappresentante di un’azienda privata per intervenire verso un’altra azienda privata (Port Mobility) che ha una concessione in piedi con l’AdSP. Evento reso ancor più grave dal mancato invito, a quell’incontro, proprio di Port Mobility.
Che cosa voleva ottenere Di Majo e perché ha esposto il braccio destro del ministro Delrio sottoponendolo, a sorpresa, a questo incontro?
Leggendo poi le dichiarazioni di Passalacqua, rilasciate sulle colonne de “Il Messaggero” c’è da rabbrividire secondo le quali un consigliere di un Ministro avrebbe affermato che i pagamenti si sarebbero dovuti effettuare anche in presenza di Durc negativo.
Risultato quale è stato nell’immediato?
Ieri Royal Bus ha alzato la posta e chiesto un aumento delle tariffe bloccando il servizio e costringendo la Port Mobility a chiamare d’urgenza altre aziende.
Adesso vi spieghiamo perché questo appuntamento messo in piedi dal presidente Di Majo non doveva essere svolto.
Di recente acquisizione nel nostro ordinamento, il reato di traffico di influenze è previsto dall’articolo 346 bis del Codice penale. Introdotto con la Legge Severino per la lotta contro la corruzione, questo reato si ispira al diritto anglosassone e in particolare alla legislazione americana (sezione 201 del titolo 18 “Bribery of public officials and witnesses“, Corruzione di pubblici ufficiali e testimoni).
Ma è stato il diritto francese post rivoluzionario il primo a definire e punire già nel 1889 il traffico d’influenze. La ratio della norma consiste nella volontà di agire sul piano preventivo della corruzione nella pubblica amministrazione e per evitare che i privati possano fare pressioni sulle attività di pubblici ufficiali e impedire l’illecito arricchimento dell’intermediario.
Questo è il testo dell’articolo 346 bis:
“Chiunque, fuori dei casi di concorso nei reati di cui agli articoli 319 (corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, ndr) e 319-ter (corruzione in atti giudiziari, ndr), sfruttando relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sè o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita verso il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio ovvero per remunerarlo, in relazione al compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio o all’omissione o al ritardo di un atto del suo ufficio, è punito con la reclusione da uno a tre anni.
La stessa pena si applica a chi indebitamente dà o promette denaro o altro vantaggio patrimoniale.
La pena è aumentata se il soggetto che indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale riveste la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di un pubblico servizio.
Le pene sono altresì aumentate se i fatti sono commessi in relazione all’esercizio di attività giudiziarie.
Se i fatti sono di particolare tenuità, la pena è diminuita”.
La struttura del reato
Il reato di traffico di influenze illecite si consuma nel momento e nel luogo in cui viene raggiunto l’accordo tra il ‘faccendiere’ e il privato, non è necessario che l’atto che il mediatore ha promesso di far ottenere al privato sia effettivamente posto in essere. Il reato in questione può essere di due tipi:
- oneroso o
- gratuito.
Chi, sfruttando la relazione con un pubblico ufficiale, si fa dare denaro o vantaggi patrimoniali da un privato per fare pressione sul funzionario amministrativo, per favorire gli interessi del privato, ricade nella prima fattispecie. Nel secondo caso, la somma di denaro o il vantaggio patrimoniale vengono promessi o corrisposti al mediatore nell’ottica di pagare il pubblico funzionario; il ‘faccendiere‘ quindi è solo un tramite materiale senza nulla pretendere per l’attività di intermediazione svolta. La pena prevista è la reclusione da uno a tre anni.
In questo caso la veste del presidente Francesco Maria Di Majo è facilmente collocabile o comunque lo sarà presto quando la Guardia di Finanza dovrà prendere atto della situazione fiscale della Royal Bus e stabilire la condizione contabile della società di Passalacqua al momento in cui è avvenuto questo incontro.
Già perché una verifica tributaria è la conclusione inevitabile a questo tipo di vertenze e se Ivano Russo, i dirigente del Gabinetto del Ministro Delrio non si è voluto rendere complice di questo reato, avrà sicuramente segnalata all’autorità giudiziaria l’anomalia dell’incontro a sorpresa messo in piedi dal sempre più inadeguato presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Civitavecchia, Francesco Maria Di Majo.
Mentre la maggior parte dei colleghi giornalisti saranno impegnati a parlare di elezioni politiche e regionali noi inizieremo a raccontare di come il buon Di Majo e il suo mentore Ivan Magrì hanno messo in piedi il complotto per scacciare Monti da Molo Vespucci e vendicare, da quel momento in poi, la mancata demolizione della Costa Concordia a Civitavecchia e quel piccolo guadagno che si erano ritagliati da quei 200 milioni di euro previsti per demolirla (la demolizione a Genova è costata meno della metà).