ROMA – È precipitato tra un distributore di benzina della Esso e l’aeroporto dell’Urbe, schiantandosi a una velocità di 130 chilometri orari sulla linea ferroviaria dell’alta velocità.
Il 28 ottobre 2017 il pilota e il passeggero dell’aereo biposto da turismo hanno riportato ferite, anche gravi. Ma la tragedia è stata sfiorata.
Se l’aereo I P92JS con marche di identificazione I-Cort fosse caduto pochi metri prima, le conseguenze sarebbero state sicuramente peggiori.
Il fatto è comunque importante. Talmente grave da permettere alla procura di Roma di contestare al pilota, G.R., il reato di disastro colposo. Per questo adesso il cinquantatreenne è costretto ad accomodarsi nel banco riservato agli imputati, in un’aula del tribunale romano di piazzale Clodio.
Secondo l’accusa si è trattato di un errore del pilota commesso durante il decollo, come certifica anche la perizia redatta dall’Enac . Mentre la difesa dell’imputato sostiene che la problematica che ha portato allo schianto sarebbe una conseguenza delle precarie condizioni del velivolo, che a ridosso dell’incidente aveva subito due diverse manutenzioni.
E sventolando in aula le foto del carburatore, delle candele e di altri componenti dell’aereo, tutti in cattivo stato, gli avvocati hanno spiegato che la professionalità del loro assistito ha permesso una manovra di emergenza che ha evitato all’I-Cort di schiantarsi sulle case poco distanti dal luogo dell’impatto, all’altezza del civico 746 di via Salaria, dove il velivolo è caduto incastrandosi tra gli alberi che costeggiano la ferrovia.
Adesso accusa e difesa combattono in aula, sfoderando perizie capaci di portare a galla la verità sulla tragedia sfiorata.