La certosina attività della Direzione distrettuale antimafia porta alla luce l’ennesimo scempio ambientale in ciociaria. Sotto accusa la gestione della A&A e l’attività senza scrupoli di Rosettanto Navarra, che ha spedito a Pontedera (PI) fanghi da depurazione non a norma mentre con i proventi acquistava le quote della locale squadra di calcio
FROSINONE – Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale. Questa la sintesi delle 134 pagine del Gip presso il tribunale di Roma Tamara De Amicis che, su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Alberto Galanti, ha eseguito due arresti, sequestri e indaga 14 persone.
Gli indagati avrebbero in concorso tra loro abusivamente gestito, con attività organizzata e continuativa, ingenti quantità di rifiuto speciale consistito in fanghi da depurazione.
In dettaglio, i rifiuti venivano prodotti dall’impianto di depurazione del Consorzio ASI di Ceccano, gestito dalla società A&A spa in virtù di contratto stipulato col Consorzio ASI di Frosinone in data 14/07/2016.
Per quanto concerne in particolare la gestione dei fanghi prodotti, con bando di gara del 17.03.2021 la società A&A indiceva una gara per l’affidamento dell’accordo quadro per il servizio di raccolta, trasporto e recupero e/o smaltimento presso impianti autorizzati ai sensi del D.J.gs.152/06 e s.m.i. dei rifiuti prodotti presso gli Impianti gestiti dalla A&A spa.
Il bando ha visto quale unico concorrente e aggiudicatario la NAVARRA SpA, cui era già stato affidato l’appalto nei bienni precedenti 2017 e 2019, ma che, di fatto, non effettuava il servizio ma svolgeva unicamente il ruolo di intermediario tra la A&A srl e la TECNOGEA srl, fatta eccezione per il trattamento dei funghi codice ELR 19 08 14 (fanghi chimici) che invece veniva effettuato nel suo stabilimento.
Gli indagati procedevano a conferire fanghi biologici presso discariche site in Toscana, senza un previo trattamento, in violazione delle prescrizioni autorizzative e della normativa relativa alla classificazione dei rifiuti.
Per effetto delle condotte anzidette gli indagati conseguivano un ingiusto profitto pari al risparmio di spesa da un lato per un corretto trattamento dei rifiuti e dall’altro per la gestione degli stessi come non pericolosi anziché come pericolosi.
La gestione A&A messa in opera da Riccardo Bianchi, all’epoca Presidente del Consiglio di Amministrazione e Amministratore Delegato della AA spa, è stata sempre indirizzata al profitto (così è stato ribadito dagli inquirenti) e poco attento alla salute pubblica. Lo stesso dicasi per un altro indagato eccellente, quel Rosettano Navarra che avrebbe dovuto gestire il servizio di raccolta, trasporto e recupero e/o smaltimento presso impianti autorizzati.
Le aziende che fanno capo a Navarra, però, trattavano il fango biologico prodotto dal depuratore di Colle San Paolo, Ceccano, in modo erroneo, in quanto classificato con un codice speculare non pericoloso, EER 190814, mentre doveva essere classificato con il codice EER speculare relativo al rifiuto pericoloso EER 190811 (fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue industriali contenenti sostanze pericolose). Rifiuti che, pertanto, fino ad agosto 2020, non potevano transitare nell’impianto della TECNO.GEA srl successivamente nella discarica della ECOFOR SERVICE SpA di Pontedera, senza il previo trattamento ed in contrasto alle norme vigenti.
A Pontedera, quindi, Navarra conferiva in discarica fanghi non a norma proprio mentre, nella stessa cittadina toscana, anche per buttare un po’ di fumo negli occhi della popolazione, entrava nella compagine societaria del Us Pontedera Calcio. Navarra, che ha acquisito il 39 percento delle quote diventando l’azionista di maggioranza, è stato anche per una breve parentesi presidente del Livorno Calcio (poi fallito).
Gli ipotetici ingiusti profitti raccontati dalla Procura di Roma hanno preso, quindi, la stessa direzione del fango biologico prodotto dal depuratore di Ceccano. Entrambi nella bellissima città di Pontedera, in provincia di Pisa.
In ultimo, agli indagati, viene anche contestato un altro grave reato. Attraverso plurime, continue e rilevanti violazioni ai limiti tabellari da parte dello scarico del depuratore ASI di Ceccano, gestito dalla società A&A in violazione delle prescrizioni autorizzative, nonché a causa dell’inefficiente depurazione dei reflui in ingresso presso l’impianto, caratterizzato da criticità ambientali e impiantistiche, nonché dalla costante presenza di “scarichi anomali” da parte delle consorziate, nei confronti delle quali mai si è posto rimedio, immettevano continuativamente nel fiume Sacco scarichi contenenti sostanze inquinanti, cosi determinando un deterioramento significativo e misurabile della matrice acqua.
Secondo la Procura si arricchivano martoriando un territorio già seriamente compromesso.