CIVITAVECCHIA – “Adesso voglio la verità, rivendico il diritto alla verità”. Queste le parole che Gianni Moscherini ha scandito più a meno a metà della sua conferenza stampa svoltasi poco fa, presso il ristorante Vitale, a nemmeno 24 ore dalla comunicazione dell’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del Tribunale del riesame.
“Quando ieri ha bussato il carabiniere per la comunicazione della decisione del riesame – ha raccontato – pensavo a uno dei soliti controlli di routine come quelli degli altri giorni. E quando mi ha detto che dovevo soltanto firmare la comunicazione dell’annullamento dell’ordinanza, mi sono sentito rinascere da un’ingiustizia che ho subito. Ora voglio la verità. Perché non ho fatto minacce, né tentato estorsioni con nessuno. Mai”.
Ma quale potrebbe essere la verità? L’ex sindaco ha prima indicato alcuni interrogativi: “Chi c’è dietro tutto questo? C’è solo un desiderio di vendetta? E per cosa? Qualcuno ha gettato là delle accuse per salvare altre magagne?”. Poi, di fronte a una specifica domanda ha risposto: “Non è stata solo un’operazione territoriale locale”. E richiesti altri chiarimenti ha aggiunto senza spiegare: “Ci sono anche dinamiche nazionali, che verranno fuori chiaramente più avanti”.
Alla conferenza stampa hanno assistito anche parecchi sostenitori di Forza Italia e di Moscherini. Quest’ultimo si è presentato spiegando di aver perso cinque chili in questi giorni di detenzione domiciliare, non perché stesse male, ma perché costretto a un regime alimentare che, lavorando intensamente (come gli piace) e stando molto spesso fuori casa, non riesce a seguire. Poi ha letto alcuni passaggi dell’ordinanza del Tribunale del riesame che ha annullato – e ha sottolineato “annullato” (“statisticamente succede nel 5% dei casi”) – l’ordinanza del gip di Civitavecchia, disponendone l’immediata (altra sottolineatura su “immediata”) scarcerazione per lui e De Francesco.
Quindi ha inquadrato i fatti recentissimi come l’ennesimo epidosio di una catena cominciata appena arrivò a Civitavecchia, come segretario generale dell’Authority. Ha così ricordato le indagini per mafia partite da denunce anonime (“che furono poi definite pure illazioni”); quella successiva che lo vide accusato del tentativo di corruzione di un carabiniere per sapere i nomi degli altri indagati nell’inchiesta per mafia (“E qui sono stato assolto per non aver commesso il fatto); poi ci fu l’americano che cadde in aqua in porto e che portò all’apertura di un procedimento per omicidio colposo (“Dopo otto anni, ben otto anni, sono stato assolto per non aver commesso il fatto”); quindi c’è stata la montatura cubana che lo vedeva accusato e in carcere per pedofilia nel paese dei Castro (“Gli stessi cubani dissero che il documento che fu fatto circolare era un falso. In seguito ho fatto denuncia per calunnia, senza dare pubblicità alla cosa, e una persona è stata condannata al risarcimento di 50.000 euro. Anche altri saranno chiamati a risponderne”).
E si arriva all’oggi. Il linguaggio di Moscherini, a proposito dei suoi accusatori, Pasqualino Monti e Maurizio Ievolella, è stato misurato ma duro: “Nonostante tutto quello che hanno detto non serbo un rancore particolare, mi fanno solo pena”.
Comunque l’ex presidente del porto ha ribadito: “La realtà è che la pietra che doveva essere utilizzata per i lavori non è stata comprata da nessuno e non mi risulta che su questo ci sia stata finora una risposta. La risposta l’ha data invece la mareggiata che spostò i cassoni. Ed è strano che chi omise certe cose sta fuori e chi invece le sottolineò è finito in galera”.
Sul finire della conferenza stampa si è parlato del rapporto Moscherini-Monti. “E’ stato per me come un figlio, ho contribuito alla sua crescita professionale, negli ultimi anni – tra l’altro – abbiamo collaborato nel tentativo di portare a Civitavecchia lo smantellamento della Concordia, abbiamo collaborato per far cadere Tidei… “. Domanda: come mai si è rotto questo rapporto? “Non lo so, chiedetelo a lui”.
Tra l’altro, Moscherini ha criticato la stampa locale che “quando si parla di porto è sempre molto prudente”; ed ha ricordato che, intervistato tempo fa a proposito della truffa alla Fondazione Cariciv, “ho sostenuto che tutti i vertici dovrebbero dimettersi per correttezza”.
La conclusione è stata: “Non sono riusciti a spaventarmi perché so di non aver fatto nulla”.
di Giuseppe Baccarelli per Bignotizie