Le menzogne e i depistaggi messi in atto dall’avvocato D’Amico a chi servono? Dalla prima conferenza dove si costituivano con una rogatoria “trans nazionale” all’intervista farsa rilasciata al Messaggero. Ascolta l’audio intervista
CIVITAVECCHIA – Se non ci fosse da piangere a fronte di quanto emerge, giorno dopo giorno, sulla truffa perpetrata alla Fondazione Cariciv, ci sarebbe da ridere a crepapelle. Personaggi che ogni giorno che passa diventano più ridicoli e idonei a recitare al Circo Orfei e che invece continuano a rimanere asserragliati, con tanto di stipendio, sulle poltrone del consiglio d’amministrazione.
Indegni di ricoprire quel ruolo per la secolare storia della Fondazione. Incapaci per quello che hanno fatto. Meritevoli di pubblica gogna solo per come hanno gestito il patrimonio per sistemare parenti e amici il più possibile.
Nell’intervista telefonica, che potrete ascoltare alla fine dell’articolo con le vostre orecchie, scoprirete chi sono realmente “Ciccio” Cacciaglia e “Papillon” D’Amico.
Due pagliacci che si fanno beffe della legalità, dell’etica, dell’onore, del rispetto e del decoro. Due persone che andrebbero cacciate a pedate per impedirgli di continuare a commettere errori e danneggiare ancor di più, con le loro bugie, la Fondazione Cariciv.
Non hanno iniziato, del resto come potrebbero, l’azione di responsabilità contro l’organo di indirizzo della Fondazione.
Chi è che ha scelto di avvalersi di un falso broker come Larini senza aver fatto prima un’investigazione su di esso e sulla sua società attraverso una società specializzata o di rating?
L’intervista telefonica inizia con un servizio realizzato da Civonline dove l’avvocato D’Amico parla di come hanno scoperto di essere stati truffati, da chi, e cosa hanno messo in piedi per cercare di porre rimedio al danno.
Ricordiamo che, successivamente, sempre D’Amico, sulle colonne de Il Messaggero, cambia bersaglio e protagonisti della truffa nel tentativo disperato di mischiare le carte e per la totale mancanza di coraggio nell’ammettere che quei soldi, 19 milioni di euro, non saranno recuperati in alcun modo.
Il responsabile della Nucleus Life Ag da noi intervistato, pur non entrando nel merito dell’impegno con la Fondazione, parla in modo chiaro di come operano e con chi. Sono una fabbrica che vende prodotti attraverso broker regolarmente iscritti. Se la Fondazione si è affidata ad un falso broker il problema è solo ed esclusivamente il suo.
Inoltre, sempre il nostro interlocutore ci dice che, se l’investimento fatto con loro non ha avuto fortuna e da 1 è passato a zero, zero è quello che rimane all’investitore. In poche parole ci troviamo difronte ad un’operazione fatta in modo molto diverso da come ci è stata raccontata fin qui ed è per questo che la Fondazione ha l’obbligo morale di rendere pubbliche le carte.
Sembra di sentire raccontare storie già note come quella della Parmalat, oppure di Banca Etruria o della popolare di Vicenza.
Insomma ascoltate la telefonata fino alla fine, ne vale la pena.
Inoltre, stiamo facendo preparare ad un esperto tutti i rilievi del caso che metteremo a disposizione del MEF e dell’autorità giudiziaria competente.