200.000 euro che si aggiungono ai 900.000 della precedente sentenza
Bracciano – La mala gestione della Bracciano Ambiente è la causa della sentenza n.158/2016, emessa dal Tribunale della Corte dei Conti il 21 aprile scorso nei confronti di Giuliano Sala, ritenuto responsabile di “un danno di svariati milioni di euro che ha determinato la decozione della società partecipata e lo stato di pre-dissesto finanziario del Comune di Bracciano di recente commissariato”.
L’ex sindaco Bracciano, caduto dall’incarico insieme ai suoi undici consiglieri della maggioranza il 30 novembre 2015, è stato ritenuto responsabile di “condotta omissiva gravemente colpevole” per non aver vigilato nella “gestione delle attività in generale ed, in particolare, sull’amministrazione dei beni comunali”.
“Tali beni, stimati nella somma di €. 2.600.000,00, conferiti alla società partecipata in data 29 dicembre 2010 e iscritti nel bilancio 2011, hanno configurato un’operazione di ricapitalizzazione del patrimonio sociale che, grazie all’apporto suindicato, ha consentito di iscrivere in bilancio una posta attiva pari a €. 3.217.113,00. L’operazione suindicata, però, si sarebbe rivelata una scelta arbitraria e disastrosa in quanto, al 31 dicembre 2012 il patrimonio netto era passato da €. 3.217.113,00 ad €. 1.945.704,00, con una perdita secca di €. 1.271.409,00”. Una gravissima situazione che ha portato l’A.G. penale di Civitavecchia a chiederne il fallimento.
“L’iniezione di risorse pubbliche”, ingiustificata secondo il Giudice, “avrebbe dovuto essere supportata dall’adozione di un piano strategico con definizione dei costi da sostenere e di obiettivi da raggiungere, nonché con un’attività di continuo monitoraggio…”. Ma non risulta alcun piano industriale inserito in un apposito contratto di servizio, semmai ”assoluta arbitrarietà e superficialità dell’ente locale e, per esso, del Consiglio comunale […] con evidente spreco di risorse pubbliche”.
Inoltre, sempre secondo il Giudice, Sala è responsabile di “non aver istituito lo specifico organo deputato allo svolgimento del controllo analogo […] colpevolmente trascurando di far valere i propri diritti di socio, omettendo di esercitare l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori della società per i danni da essa causati”. Un controllo che deve essere preventivo, oltre che successivo, che comporta “un potere assoluto di coordinamento e supervisione tale da influire su ogni aspetto gestionale di dettaglio”. Pur istituito soltanto sulla carta nel 2008, l’organo di controllo è rimasto non operativo fino al 2012.
Sebbene “La inerzia gravemente colpevole dei membri del Consiglio comunale che non si sono minimamente preoccupati di dare un preciso significato gestionale alla scelta che si stava compiendo”, la Procura “ha limitato la sfera soggettiva dei responsabili del danno alla figura del solo sindaco Sala”. Tutto questo nonostante gli avvertimenti del Collegio dei revisori e le tre pronunce di irregolarità da parte della Corte dei Conti Regionale per la mancata istituzione di un organo di controllo analogo.
Nella sua difesa, Sala ha cercato inutilmente di far riconoscere la prescrizione sulla prima delibera di capitalizzazione (n.104/2009), ha alluso alle responsabilità di chi dette il previo parere favorevole: dal dirigente tecnico (ing.Luigi Di Matteo), al responsabile dell’Area economico-finanziaria (Marinella Silla), al Collegio dei revisori dei conti, e la delibera definitiva è stata votata all’unanimità dagli undici consiglieri della maggioranza (n.101/2010).
Sala ha inoltre fatto riferimento ai “presunti atti dannosi compiuti dagli amministratori” (il presidente e poi amministratore unico Marcello Marchesi, suo avvocato personale?), ha escluso che la perdita di esercizio 2012 fosse dovuta a mala gestio, bensì alla riduzione dei ricavi a causa della crisi economica, ai crediti non riscossi per circa €600.000, all’ingente costo derivante dalla gestione del percolato esistente nei precedenti invasi gestiti dal concessionario precedente. Ha anche escluso l’obbligo del controllo analogo in quanto “la Bracciano Ambiente non è società in house”.
Di diverso parere il giudice che ha accolto la tesi del Pubblico Ministero sulle responsabilità dell’ex sindaco Sala direttamente connesse “con le attività dannose svolte dagli amministratori sociali.”: il pesante debito verso la Regione Lazio per il mancato pagamento dell’ecotassa, i numerosi impegni di spesa senza adeguata copertura, l’ingente credito accumulato dai comuni conferenti i rifiuti in discarica “di difficile se non impossibile esazione”. Nessun piano di rientro previsto, il che ha costretto a deliberare il riconoscimento di “debiti fuori bilancio per svariati migliaia di euro”.
Giuliano Sala è stato condannato “al risarcimento del danno nei confronti dell’ente locale Comune di Bracciano della somma di €200.000 compresa rivalutazione monetaria, oltre interessi legali”.
Una conclusione che forse Sala avrebbe potuto evitare per sé e per i suoi cittadini che si ritrovano a pagarne conseguenze catastrofiche e chissà per quanti anni. Nonostante avvertimenti, interventi e mobilitazione di associazioni e comitati, nonostante i licenziamenti in massa alla Bracciano Ambiente, ma continuando a perseverare nonostante quelle denunce circostanziate di un consigliere dell’opposizione, purtroppo rivelatesi attendibili.
Ass.Salviamo Bracciano