AST ThyssenKrupp è un gruppo privato, controllato da una società privata e gestito con capitali privati. Corruzione e tangenti hanno sempre riguardato i pubblici ufficiali (rappresentanti politici eletti a ogni livello, dipendenti pubblici, etc…). Coloro che sono stati arrestati e coinvolti nell’inchiesta cosiddetta “Acciaio sporco” pur non essendo pubblici ufficiali nè incaricati di pubblico servizio, ma soltanto dipendenti e lavoratori privati, sono stati perseguiti per la fattispecie di “corruzione tra privati” disciplinata dall’art. 2635 del codice civile, già prevista dal D.Lgs. 61/2002 e riformulata dalla L. 190/2012
“La Nazione”
TERNI – Truffa ai danni dell’azienda Acciai Speciali Terni, che ha portato all’arresto di 8 persone, 17 indagati e a varie perquisizioni e sequestri a Terni, Bergamo, Fabriano e Brescia.
È il risultato di un’indagine condotta dal nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale di Terni sotto la direzione della Procura ternana, che ha permesso di scoprire una nuova imponente truffa milionaria ai danni della azienda della ThyssenKrupp.
Il personale del Corpo forestale dello Stato, nel corso delle indagini relative all’operazione del 2015 denominata “Acciaio d’oro”, aveva intrapreso un’ulteriore attività investigativa, durata circa un anno, che ha portato alla luce un’articolata organizzazione allestita da tre figure di spicco del principale fornitore di acciaio inox di qualità “304” (nichel–cromo) dell’Ast le quali, attraverso una fitta rete di connivenze e complicità, sono riusciti ad attuare un’imponente truffa ai danni della Thyssen.
In sostanza, tramite la complicità di personale addetto al collaudo delle consegne di acciaio, lautamente ricompensato, il fornitore riusciva ad aggirare i sistemi di controllo dell’azienda e a “pilotare” a suo beneficio i camion destinati a essere campionati dall’Ast per la verifica della rispondenza del materiale. In tal modo ogni sette camion di materiale pagato al prezzo di circa 1.200 euro a tonnellata, solo due rispondevano alle specifiche imposte dall’azienda, mentre i restanti cinque venivano caricati con materiale di scarsa qualità e non rispondente ai requisiti imposti per quella tipologia di acciaio inox (in particolare per il contenuto in percentuale di nichel e cromo), che finiva indisturbato per mescolarsi in maniera indistinguibile con le migliaia e migliaia di tonnellate di acciaio inox “304” consegnate dai vari fornitori Ast. Tutto ciò senza quindi che venisse mai alla luce la peculiarità di tale fornitura.
L’azienda era doppiamente penalizzata, non solo per la consegna di materiale fasullo ma anche perché, producendo sempre e comunque acciaio di qualità con requisiti merceologici irrinunciabili, finiva per sostenere ulteriori costi per la necessità di aggiungere metalli nobili mancanti a causa delle forniture fraudolente. La truffa accertata consisteva nel far arrivare in campionatura sempre e solo i camion “buoni” (che i capi dell’associazione chiamavano i “camion A” o “fashion”), consentendo così ai camion “B” (di pessima qualità, spesso con percentuali di nichel pari alla metà di quelle stabilite) di sfuggire a ogni verifica qualitativa.
Il sistema messo a punto portava a grossi guadagni illeciti che dovranno ora essere quantificati, approssimativamente stimati dagli inquirenti in cifre milionarie. Fondamentale per la riuscita della truffa era l’opera dei dipendenti infedeli che, anziché avviare alla campionatura i camionprescelti in automatico dal sistema per il controllo della qualità del materiale, selezionavano solo i camion che l’organizzazione indicava loro, ricevendo in cambio “mazzette” quantificate in circa seimila euro al mese.
Per ogni camion “truccato” l’organizzazione pagava 80 euro a ogni singola persona addetta al controllo; se si tiene conto che mediamente il sistema consentiva il “passaggio” di circa 70 – 80 camion di serie “B” al mese, con un esborso – solo per le “mazzette” da dare agli addetti al collaudo dell’Ast – di circa 30 mila euro al mese, si può avere un’idea di quanto fosse redditizia la truffa operata.
L’operazione “Acciaio sporco”, alla quale hanno preso parte circa cento agenti del Corpo forestale dello Stato, appartenenti ai comandi provinciali di Terni, Perugia, Bergamo, Brescia, Milano, Ancona e Roma, ha portato all’arresto di tre alti esponenti della società del fornitore, che ha sede nel Bergamasco e nel Bresciano, di quattro dipendenti dell’Acciai Speciali Terni Spa e del responsabile della ditta di trasporto con sede in provincia di Ancona che conduceva il materiale all’acciaieria.
Sono stati inoltre denunciati tre dipendenti della società del fornitore addetti al carico dei mezzi e altri sei dipendenti ed ex dipendenti della ThyssenKrupp/Ast che costituivano una rete di informatori di notizie sull’azienda “a tutto campo” (sul personale, le procedure di controllo, i dati delle campionature, i dati delle ditte concorrenti, ecc.), consentendo ai “capi” dell’organizzazione di pianificare e attuare con tutta tranquillità i loro traffici. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’Acciai Speciali Terni, alla frode in commercio e corruzione tra privati. Le indagini hanno portato anche a varie perquisizioni presso le sedi aziendali della ditta del fornitore e presso le abitazioni degli arrestati.