Il gran maestro del Grande Oriente d’Italia (GOI), la loggia massonica più grande nel nostro paese, spiega le ragioni per cui non vuole consegnare alla commissione parlamentare Antimafia gli elenchi di tutti i massoni italiani
Lorenzo Lamperti per “affaritaliani.it”
“Vogliono una schedatura di massa. Ma la legge va rispettata”. Stefano Bisi, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (la più nutrita loggia massonica italiana), spiega in un’intervista ad Affaritaliani.it perché non intende esaudire la richiesta della Commissione Antimafia di consegnare l’elenco degli iscritti.
Stefano Bisi, come si è arrivati alla richiesta della Commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi di consegnare l’elenco degli iscritti? “Quando la presidente della Commissione Antimafia, dopo i fatti di Trapani, ha detto che avrebbe convocati i gran maestri delle grandi logge regolari io ho scritto subito una lettera dicendo che ero disponibile a essere ascoltato quando volevano. Mi sono presentato subito in commissione per dimostrare tutte la mia disponibilità alla collaborazione sulle cose che mi avrebbero chiesto”.
E che cosa le hanno chiesto? “L’incontro è durato un’ora e 40, durante la quale mi hanno chiesto una serie di cose che ho cercato di spiegare. Anche perché ho visto che molti commissari conoscevano poco o nulla della nostra comunione e della massoneria in generale. Uno di loro mi ha anche simpaticamente chiesto se mi poteva toccare visto che era la prima volta un massone in carne e ossa che si dichiarava come tale. Si è parlato di Castelvetrano, perché la Commissione si è detta preoccupata dell’esistenza di molte logge massoniche nella città di Matteo Messina Denaro. In realtà a Castelvetrano c’è solo una loggia del Grande Oriente la quale, su richiesta della Digos, ha consegnato l’elenco dei propri appartenenti. Ho spiegato alla Commissione che i massoni hanno gli stessi diritti e doveri di tutti i cittadini. Se un massone si vuole impegnare in politica può farlo. Poi c’è stato il passaggio degli elenchi”.
Perché trova ingiusta la richiesta della Commissione di consegnare l’elenco dei vostri iscritti? “E’ una richiesta che non capisco. Ci sono delle leggi approvate dal Parlamento italiano che tutelano il diritto alla riservatezza sui dati sensibili. E l’appartenenza ad associazioni di qualsiasi tipo è un dato sensibile. La cosiddetta legge sulla privacy l’ha fatta il Parlamento italiano. E’ ingiusto chiedere a qualsiasi associazione l’elenco dei propri affiliati. Non è un problema del Grande Oriente ma di tutte le associazioni come partiti, sindacati, associazioni culturali o di volontariato. Qualche tempo fa Stefano Rodotà ha detto che la trasparenza assoluta è tipica dei regimi totalitari. Siccome in Italia non siamo in un regime totalitario non vedo il motivo di questa ossessione del rendere pubblico l’elenco degli iscritti al Grande Oriente. Tanto che, giustamente, anche partiti come il Pd e altri non pubblicano gli elenchi dei propri iscritti. Non è detto che un iscritto a un partito voglia sbandierarlo ai quattro venti. Così come c’è chi non vuole che tutti sappiano che è un massone. Io l’ho detto 34 anni fa, ma chi non vuole dirlo ha diritto, secondo la legge, a non farlo”.
Quindi conferma che non consegnerà l’elenco? “Credo si debba rispettare la legge. Ci sono leggi che tutelano la riservatezza dei dati sensibili. La Commissione invita a infrangere una legge? Mi pare strano. Non capisco questa voglia di schedatura di massa. Anche perché con queste cose si comincia in un modo e non si sa come si finisce. Vogliono che i massoni vadano in giro con una fascia al braccio per riconoscerli? E poi a chi toccherà?”
Cambiando argomento, c’è ancora una questione aperta su Palazzo Giustiniani. Come sta andando avanti? “A metà settembre presenteremo un dossier integrato con nuovi documenti. A proposito di trasparenza e legalità il Senato dovrebbe dire perché non vuole dare esecuzione a una transazione firmata ormai più di 20 anni fa nella quale si diceva che venivano concessi 120 metri quadrati di Palazzo Giustiniani al Grande Oriente d’Italia per realizzare il museo della massoneria. Si predicano legalità e trasparenza ma poi non si dà seguito a documenti ufficiali”.
Crede che in Italia l’idea che si ha della massoneria sia ancora travisata dai fatti legati alla P2? “Sì, purtroppo ci sono ancora pregiudizi e ignoranza. Eppure basterebbe guardare sul nostro sito per capire quante iniziative fa il Grande Oriente, tra l’altro in campi importanti come la solidarietà. Per esempio stiamo costruendo una rete di laboratori odontoiatrici dove si faranno visite gratuite. Stiamo poi facendo molte celebrazioni per i 70 anni della Repubblica. Siamo stati “lusingati” dal fatto che il ministero dell’Interno, lo scorso 2 giugno, abbia copiato il logo che rappresenta le nostre iniziative. Siamo tra l’altro l’unica associazione che celebra i 70 anni della Repubblica con continuità e iniziative importanti in luoghi simbolici come la moschea di Colle Val d’Elsa, la sala auditorio del Consiglio Regionale di Reggio Calabria, a Lipari dove il Gran Maestro Torrigiani venne mandato al confino e si ammalò fino a diventare cieco. Il prossimo evento sarà il 17 settembre a Roma con la partecipazione, tra gli altri, del dottor Bartolo, il medico di Lampedusa diventato famoso per l’accoglienza dei migranti. Insomma, per tornare al principio. La nostra richiesta di tutelare e rispettare il diritto alla riservatezza non è una battaglia del Grande Oriente d’Italia per tutelare i propri iscritti ma per tutelare tutti i cittadini italiani”.