Ho resettato il cervello.
Può sembrare un operazione semplice, magari per alcuni inutile, seria o giocosa, fatua o indispensabile.
Come ho risposto a un amico, la mia oltretutto è stata un’operazione difficile perché più che di manutenzione si è trattato di un vero e proprio restauro, vista la vecchiaia dei componenti e la difficoltà di trovare pezzi di ricambio.
Ma probabilmente era un gioco.
Ma magari anche un suggerimento.
Perchè in questo momento forse ci sarebbe bisogno, per molti, di fermarsi un attimo a riflettere, a riordinare le idee, a rivedere posizioni, a riconsiderare ruoli.
Nella vita politica come in quella personale, nel pubblico e nel privato.
Se resettarsi è difficile, o addirittura impossibile, provare per un attimo a riflettere con se stessi potrebbe servire a conoscersi meglio.
Oggi vedo poche teste ragionare e sento troppe bocche parlare.
Discorsi a volte senza senso, parole senza significato, commenti vuoti in un momento in cui il silenzio sarebbe doveroso, voglia di apparire magari nell’appartenere, fingere di restare nell’ombra gridando però da dietro le quinte.
Riconsiderarsi e rigenerarsi potrebbe essere per molti la soluzione migliore.
Io l’ho fatto, magari anche solo per gioco.
Ma io non conto molto, sono un emerito nessuno, dei miei ragionamenti, delle mie parole pochi si accorgono, pochi danni potrei fare alla mia immagine che così poco vale, in pochi danni potrei coinvolgere altri.
Ma chi conta, chi pensa di contare, chi vuole contare, forse una piccola pausa dovrebbe prendersela.
Non conta apparire, rilasciare dichiarazioni, l’immagine sul giornale, le paparazzate con la gente che “conta”.
Meglio un silenzio intelligente che un clamore deficiente.