In occasione della festa della Madonna del Ponte (2-11settembre) è stato inaugurato il restauro del settecentesco apparato decorativo in stucco della Grotta del Santuario. All’inaugurazione erano presenti il vescovo Giuseppe Piemontese, il rettore del santuario don Piergiorgio Brodoloni, l’ex presidente della Fondazione Carit Mario Fornaci.
L’Opera
L’intervento di restauro ha interessato l’apparato plastico decorativo che riveste il fronte anteriore della grotta del Santuario di Santa Maria del Ponte a Narni racchiusa all’interno di un’edicola architettonica indipendente costituita da sei colonne di facciata che sostengono una trabeazione sormontata da timpani, sui quali si trova una coppia di angeli alati a grandezza naturale e, poste su basamenti geometrici, due figure femminili recanti un libro e uno specchio.
Al centro in alto, leggermente arretrata, si staglia la Madonna sospesa tra le nubi e contornata da una raggiera affollata di cherubini. Nella zona sottostante si trova invece un trionfo celeste con san Michele Arcangelo che brandisce un fascio di folgori e schiaccia il demonio coadiuvato con angioletto che sostiene la bilancia adibita al peso delle anime. Poco più a destra san Giuseppe impugna il bastone fiorito, sostenuto tra le nubi da putti alati.
Lo spazio tra le colonne di facciata è occupato da due altorilievi raffiguranti angeli che recano i simboli mariani tratti dalle litanie lauretane (“turris davidica” e “turris eburnea”).
L’intera costruzione si sviluppa per un’altezza di oltre 10 metri, su un fronte di 8, per una estensione totale di circa 85 mq.
L’autore
L’opera, così come tutto l’apparato decorativo plastico della chiesa, va ricondotta alla produzione artistica di Michele Chiesa, valente e poliedrico artista ticinese nato nel 1655 a Morbio Inferiore, nel Canton Ticino e morto ottantenne a Contigliano nel 1735.
La sua attività nel ternano è documentata a partire dal 1684 e la realizzazione degli stucchi della Madonna del Ponte va fatta risalire al 1727/28, dopo l’intera ricostruzione del Santuario da parte dell’architetto lombardo Giovan Battista Giovannetti, avviata nel 1716, alla quale potrebbe aver partecipato come progettista lo stesso Chiesa.
Le vicende artistiche del Chiesa lo hanno visto attivo fin da giovane età, dapprima nella bottega familiare dei Silva, in Ticino, e poi allievo di Agostino Silva nelle realizzazioni in stucco della chiesa di santa Maria dei Miracoli di Morbio Inferiore del 1669.
Essendo tuttavia già da tempo impegnato in importanti lavori a Spello ed Assisi, il Silva è assai probabile che per il completamento di queste opere, avvenuto tra il 1670 ed il 1672, si sia avvalso delle capacità del suo giovane allievo Michele Chiesa che all’epoca aveva poco più di vent’anni, introducendolo così sul territorio umbro.
E proprio in Santa Maria degli Angeli di Assisi, nell’altare di san Pietro in Vincoli dello scultore francese Jean Regnaud detto Giovanni di Champagne, il Chiesa potrebbe aver trovato il modello compositivo del frontespizio della grotta del Santuario della Madonna del Ponte.
Il restauro
L’intervento di restauro, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, è stato avviato dalla ditta Arianova 999 di Simone Deturres nel mese di maggio 2016 con l’intenzione di essere chiuso entro agosto ma le reali condizioni conservative dell’opera, rivelatesi in tutta la loro chiarezza soltanto dopo l’inizio dei lavori, hanno suggerito tempi leggermente più lunghi.
L’operazione di restauro più complessa è la pulitura, eseguita manualmente con bisturi e strumenti metallici di varia foggia, con rimozione totale dei numerosi strati di tinta che coprono la superficie originale, caratterizzata dal colore bianco caldo dello stucco composto di gesso alabastrino e polvere di pietra calcarea.
Con la pulitura si è reso evidente il grave stato di conservazione dell’opera che a livello superficiale mostrava moltissime lacune di piccola e media entità, provocate da traumi accidentali ma soprattutto dall’affissione dei chiodi di sostegno degli ex voto che ne ricoprivano in passato l’intera facciata.
Queste lacune furono poi reintegrate in passato con stuccature di gesso e con la ricostruzione di molti elementi decorativi caduti.
Con il restauro si è provveduto alla rimozione di tutte le stuccature e degli elementi decorativi non originali per poi procedere con una nuova stuccatura con malta a base di calce idraulica ed inerti selezionati.
Piuttosto impegnativa è stata anche la fase di consolidamento e ricostruzione delle dita delle mani che avevano subito in passato violenti traumi con fratture e lacune molto gravi ed estese.
L’intervento ha permesso di apprezzare la tecnica di esecuzione dell’opera caratterizzata da una struttura interna in muratura di mattoni dalla quale si articola un complesso reticolo metallico costituito da uno spesso filo di ferro che va a creare l’armatura interna delle sculture. Quest’armatura metallica è stata quindi “fasciata” con una sorta di corda di fibra vegetale, a sua volta poi ricoperta con un primo strato di malta di calce, sabbia e pozzolana con il quale si dava forma compiuta alla scultura, successivamente rivestita con lo strato finale di stucco bianco levigato che andava a definire le opere fin nei minimi dettagli.
Molto interessante infine la parte bassa della composizione dove sono emerse, in fase di pulitura, centinaia di scritte a matita relative a invocazioni e ringraziamenti alla Madonna del Ponte, datate a partire dalla metà dell’Ottocento.
Il restauro è stato realizzato con la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e con il coordinamento dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Terni-Narni-Amelia.