Il nuovo management ha scelto un “Angelo” come “direttore” ma la Procura di Roma lo considera un “demone” della cricca di Mafia Capitale
CIVITAVECCHIA – I Rimorchiatori Laziali S.p.A, l’8 agosto scorso, hanno offerto all’Autorità Portuale, l’importo complessivo di € 210.000,00 (duecentodiecimilamila/00) per l’acquisto della quota di partecipazione, pari al 26%, del capitale sociale della S.E.Port S.r.l. (società di servizi ecologici portuali) e sono diventati così i soci maggioritari della ormai ex società partecipata dal pubblico. (Leggi Gazzetta Ufficiale)
Il 21 settembre prossimo si svolgerà l’assemblea dei soci dove saranno rinnovate le cariche sociali e dove, con tutta probabilità, si chiuderà la presidenza di lungo corso di Gino Lorenti Garcia.
Niente di male, nulla di strano, inizia una nuova avventura per una società che punta a crescere e non certo a tirare a campare.
La prima mossa fatta dal nuovo asset societario ha lasciato tutti perplessi. Nei giorni scorsi, è stato presentato ai dipendenti, al momento come collaboratore e consulente ma è ovvio che dopo il 21 sarà il nuovo direttore generale, l’ingegner Angelo Botti.
A voi affezionati lettori che leggete e ai dipendenti della Seport questo nome non dice nulla o quasi. Ai romani e a molte Procure della Repubblica questo nome dice molto, moltissimo.
Il suo nome era tra i 13 arrestati dai carabinieri del Noe nell´inchiesta sugli impianti di Colleferro del Consorzio Gaia e di quello di Rocca Cencia a Roma dell´Azienda municipalizzata ambiente (Ama) nel 2009.
Angelo Botti era il responsabile della raccolta del multimateriale per l´Ama di Rocca Cencia.
Un processo che ad ottobre andrà in prescrizione ma non è l’unico dove la sua figura apicale è rimasta impigliata tra le maglie della giustizia.
Nel 2011 ci fu una grande polemica perché il Botti venne addirittura promosso a vice responsabile del distretto I Monumentale nostante che il 9 marzo del 2009 risultasse tra i 13 arrestati dai carabinieri del Noe nell’inchiesta sugli impianti di Gaia e quello di Rocca Cencia per lo sversamento nei bruciatori di Colleferro di cdr (combustibile derivato da rifiuti) non a norma di legge e quindi nocivo. Il Botti, ai domiciliari per l’occasione era, come detto, responsabile raccolta multilaterale Ama proprio di Rocca Cencia con un evidente ruolo di controllo e responsabilità. In questo caso l’ingegner Botti si è sempre difeso dicendo che ci sia stato uno scambio di persona; che l’utenza messa sotto intercettazione non fosse la sua ma di un’altra persona.
Questo era però solo l’inizio delle disavventure giudiziarie perché nel dicembre del 2014 il suo nome appariva tra quelli colpiti da un avviso di garanzia per l’inchiesta più imponente degli ultimi anni a Roma e conosciuta meglio con il nome di “Operazione Mondo di Mezzo – Mafia Capitale“.
Le accuse di Pignatone, Ielo e gli altri magistrati che hanno portato alla luce questo enorme giro politico-affaristico gli hanno contestato corruzione aggravata, turbativa d’asta e illecito finanziamento. (leggi il comunicato dei ROS)
Il suo nome è citato in più passaggi anche nel libro di Emiliano Fittipaldi “Così ci uccidono” (clicca e leggi).
Come mai una nuova avventura così importante per una società che potrebbe vivere una seconda giovinezza ha deciso di affidarsi ad un personaggio come Angelo Botti?
Un mistero tutto civitavecchiese come tanti altri o perché Botti ha deciso di rifarsi una nuova “vita” ricominciando dalla provincia?
Staremo a vedere.