Ci troviamo nuovamente costretti a rilevare che nella nostra ASL i dipendenti non sono tutti uguali, non hanno tutti gli stessi diritti e la loro professionalità non è retribuita nello stesso modo.
Esistono infatti circa 50 dirigenti medici assunti a tempo determinato che da molto tempo rivendicano il diritto alla corretta corresponsione dell’indennità di esclusività al superamento dei 5 anni di servizio.
Ma per una corretta comprensione del diritto negato ci preme ricordare cosa è l’indennità di esclusività.
Il medico dipendente pubblico, essendo un dirigente, non gode di uno scatto di anzianità automatico.
Dopo 5 anni di servizio dopo essere stato valutato positivamente da un Collegio Tecnico ha diritto alla corresponsione di un incremento dell’indennità suddetta.
E’, in parole povere, un riconoscimento economico in rapporto ad una maggiore professionalità acquisita dal medico.
Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro prevede che tale indennità venga corrisposta a tutti i dirigenti medici al superamento del 5 e dei 15 anni di servizio continuativo.
Evidentemente il CCNL non ha valore nella ASL di Viterbo.
In effetti nella ASL di Viterbo tale indennità viene corrisposta in maniera adeguata solo ai dipendenti a tempo indeterminato, come se tutti i medici a tempo determinato, che nella nostra ASL lavorano anche da oltre 13 anni in condizioni di precariato, non acquisissero professionalità e quindi non fossero degni dell’incremento economico dovuto.
Situazione paradossale anche perché qualche mese fa tutti questi dirigenti sono stati sottoposti alla valutazione del Collegio Tecnico.
Dato che a nessuno di questi è stato comunicato l’esito negativo della suddetta valutazione riteniamo che tutti siano stati valutati positivamente.
Ma a tuttt’oggi la Direzione Generale ed Amministrativa della ASL negano a tutti questi dirigenti medici, che giornalmente garantiscono con professionalità e dedizione l’assistenza ai pazienti, la corresponsione della dovuta indennità.
La FP CGIL Medici da due anni lotta al fianco dei lavoratori al fine di tutelare i loro diritti.
Dopo due anni di trattative, preso atto dell’inspiegabile diniego della Direzione ci troviamo costretti, qualora si perseveri nella negazione di questo diritto ad adire le vie legali.
Ciò vorrà dire, sempre concretamente, che la ASL si vedrà costretta a pagare non solo la dovuta indennità e gli arretrati con relativi interessi ma anche tutte le spese legali con un notevole spreco di soldi pubblici.
E chi paga questi soldi pubblici……..?