Li vediamo denutriti, scheletrici, ricoperti di insetti che li divorano.
Guardiamo i loro volti, volti di bambini che non conoscono la gioia, che non conoscono il sorriso.
Così piccoli e conoscono solo la sofferenza.
E ci muoviamo a compassione, piangiamo per loro, ci chiediamo cosa possiamo fare.
Vorremmo abbracciarli, accoglierli, e poi decidiamo di adottarli a distanza.
Spediamo mensilmente il nostro contributo, pochi soldi per noi ma tantissimi per loro.
Per dargli da mangiare, per poterli curare, per farli crescere come tutti i bambini meriterebbero.
E anche grazie al nostro aiuto crescono forti e sani.
Poi vengono nel nostro paese, ci dimentichiamo le nostre lacrime, dimentichiamo la tristezza che ci aveva dato la loro immagine scheletrica.
Li vediamo grandi, forti, discretamente vestiti, con il cellulare.
E ci danno fastidio, dimenticata la pietà ci danno fastidio.
E vorremmo rispedirli nei loro paesi, vorremmo cacciarli, prenderli a calci.
Come i cani.
Prendiamo un cucciolo perché è carino, perché ci diverte, perché è un bel giocattolo per i nostri figli.
Ma poi i cuccioli crescono, hanno bisogno di spazio e di attenzioni, magari non sopportiamo che sporchino i nostri divani con il loro pelo, cominciano a dare fastidio.
E allora li abbandoniamo in mezzo a una strada.
I cani belli da cuccioli come quei ragazzi belli da piccoli.