Alla prima cittadina della Capitale venivano contestati due incarichi che riguardavano il recupero crediti per complessivi 13mila euro. Le erano stati affidati dall’Asl Roma F di Civitavecchia per fare causa a Giuseppe Crocchianti, deceduto a febbraio
È stata archiviata la posizione di Virginia Raggi, la sindaca di Roma, indagata dalla procura capitolina nell’ambito dell’indagine sulle dichiarazioni effettuate quando era consigliere comunale a Roma e relative ai suoi incarichi legali alla Asl Roma F di Civitavecchia nel 2012 e 2014 per il recupero di alcuni crediti per un totale di 13mila euro (di cui solo circa 1800 incassati realmente). Il gip Nicola Di Grazia ha accolto la richiesta di archiviazione dei pm.
Si conclude così la vicenda giudiziaria iniziata con un esposto di un’associazione vicina al Pd che – dopo la ricostruzione della vicenda pubblicata dal Fatto il 17 giugno – non ha mancato di rilanciare con veemenza la questione nei giorni precedenti al ballottaggio, dal quale Raggi è uscita comunque vincitrice con oltre il 62 % dei voti. Dalla denuncia, presentata dal vicepresidente dell’Associazione nazionale libertà e progresso (Anlep), che ricopre un incarico nel democratici, quindi è nata l’inchiesta. Al vaglio dei pm ci sono finiti i due moduli consegnati dall’attuale sindaca al Comune dove doveva dichiarare se aveva avuto o meno incarichi o cariche in enti pubblici.
La Raggi, in passato, aveva avuto incarichi con la Asl, conferiti nel 2012 (8mila euro) e nel 2014 (5mila euro) perché cercasse le proprietà del medico debitore della Asl, Giuseppe Crocchianti, recentemente defunto. Il sindaco di Roma però, quando era consigliere comunale, non aveva mai dichiarato il secondo incarico del 2014 e aveva dichiarato il primo solo quando ha ricevuto l’acconto (1878 euro), nel 2015. Il 21 luglio scorso era stata anche sentita dai pm Paolo Ielo e Francesco Dall’Olio, che dopo averla iscritta per falso, ne hanno richiesto l’archiviazione. Secondo l’impostazione della procura i moduli che erano poco chiari. Il gip Di Grazia ha dato ragione ai magistrati.
Sulla vicenda è stata avviato anche uno procedimento amministrativo dell’Anac. Il presidente dell’autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, però pur ammettendo che i moduli del Comune sono poco chiari, ritiene che il sindaco per la legge Severino sia inadempiente. Non è stata emessa però nei suoi confronti alcuna multa, perché la legge del 2013 prevede l’obbligo ma i trasgressori non vengono sanzionati. Alla fine il provvedimento dell’Anac però bacchetta il sindaco con la richiesta al responsabile trasparenza del Comune di Roma, di pubblicare i due incarichi di Raggi sul sito web dell’amministrazione.