Il primo cittadino ha fatto il furbo, non è la prima volta. Non solo ha taciuto l’indagine ma è anche il primo dei grillini a finire alla sbarra. Dal Comune voci sempre più insistenti: “Ha altri avvisi di garanzia”
CIVITAVECCHIA – “Ora tutto cambia, 38 comuni a cinque stelle” recitava con scritta campale sul blog Beppe Grillo all’indomani delle comunali di giugno. E in effetti tutto cambia, ma proprio tutto, e in continuazione. Cambiano i pesi e le misure del MoVimento 5 stelle ad ogni grana, ad ogni sintomo di insofferenza. In quasi cinque anni di amministrazioni grilline (ad oggi siamo appunto a 38 comuni governati) i casi di avvisi di garanzia o indagini riguardanti sindaci, assessori e consiglieri sono tutti stati gestiti in maniera differente.
Adesso il direttorio si trova difronte ad una esperienza mai vissuta fino a questo momento e cioè il primo sindaco alla sbarra. Le prove contro il sindaco Cozzolino, sui locali insalubri denunciati dai sindacati, sono state ritenute talmente schiaccianti dal Gip che ha deciso per il giudizio immediato del primo cittadino.
Se chi dei sui colleghi è stato sospeso solo per aver nascosto l’avviso di garanzia, per lui, cosa più grave, non solo lo ha tenuto ben nascosto ma, a quanto sta trapelando in queste ore dai suoi uffici (ormai in rotta di collisione da tempo con i consiglieri pentastellati) non sarebbe nemmeno l’unico.
1) Pizzarotti (sospeso). Il caso più eclatante è quello del sindaco di Parma. E’ stato sospeso dal Movimento ufficialmente con la motivazione di non aver avvisato dell’indagine sul Teatro Regio di cui era a conoscenza e che lo riguardava. Un avviso che, secondo M5s, doveva essere fatto subito sia a direttorio che a responsabile dei Comuni (Di Maio), un avviso di cui i cittadini dovevano essere informati pubblicamente. Tant’è che l’allora candidata Raggi commentò così il caso ducale: “C’è stato un problema di trasparenza nei confronti soprattutto dei cittadini. Pizzarotti questa situazione la conosceva da tempo e purtroppo non l’ha resa nota”.
2) Raggi-Muraro (in attesa). Nella vicenda più recente, Paola Muraro, assessore della giunta Raggi, è indagata dal 21 aprile 2016. Virginia Raggi era a conoscenza di ciò dal 18 luglio e, a suo dire, il sindaco di Roma aveva avvertito i vertici (direttorio). A differenza del caso Parma (in cui erano indagati anche assessori oltre al sindaco), la comunicazione Comune-direttorio ci sarebbe dunque stata. Ma, come doveva essere dalle regole paventate dai Cinque Stelle, i cittadini di Roma non sono stati avvisati dell’indagine. Sul futuro di Raggi e Muraro si attendono chiarimenti a breve.
3) Nogarin (difeso da M5s). Caso simile a quello di Federico Pizzarotti è quello riguardante Filippo Nogarin, sindaco di Livorno indagato in concorso per bancarotta fraudolenta insieme ad alcuni assessori. Il sindaco pubblicò però allora le carte (non l’avviso di garanzia) e avvisò i vertici grillini della situazione. Per questo motivo non fu sospeso ma anzi difeso dal MoVimento che si dimostrò garantista in attesa di chiarezza. Nogarin è ancora saldamente alla guida del Comune toscano.
4) Fucci (indagato ma non sospeso). All’indomani degli scandali Parma e Livorno un altro sindaco M5s, Fabio Fucci di Pomezia, raccontò su Facebook di essere stato indagato. “Sapete cosa è successo? Anche io ho ricevuto un avviso di garanzia ma è già tutto archiviato. Chissà come mai nessuno ne ha parlato prima. Pensate che disastro se mi fossi dimesso per un avviso di garanzia basato su accuse inconsistenti e reati inesistenti”. La questione, rivelata dopo l’archiviazione, non è costata alcun provvedimento da parte del MoVimento.
5) Messinese (espulso). Il sindaco di Gela, Domenico Messinese, è stato espulso dal movimento 5 stelle dato che “è venuto meno agli obblighi assunti con l’accettazione della candidatura e si è dimostrato totalmente fuori asse rispetto ai principi di comportamento degli eletti nel movimento e anche alle politiche ambientali energetiche e occupazionali più accreditate in ambito europeo. Pertanto si pone fuori dal Movimento, di cui, da oggi, non fa più parte”. Il sindaco attaccò il Movimento, definito come “latitante nei mesi” : “Se sono stati latitanti per preservare la libertà di gestione dell’amministrazione locale questo è un merito, ma se invece è per poter abbandonare un sindaco che crede nel Movimento 5 Stelle questa è un’altra cosa”. E’ stato espulso senza appello.
6) Fabbri (espulso). Non indagato, ma semplicemente reo di essersi candidato alle elezioni provinciali nonostante i divieti dei vertici, fra i primi sindaci espulsi di M5s ci fu Marco Fabbri di Comacchio, cacciato poco dopo l’espulsione del consigliere regionale emiliano Andrea Defranceschi. Curioso il metodo (trasparente?) utilizzato per l’espulsione: Fabbri fu cacciato con un solo rigo postato in calce sul blog di Grillo (anche se i vertici affermarono di averlo avvisato, ma lui smentì).
7) Capuozzo (prima difesa e poi espulsa). Altro caso con pesi e misure differenti fu quello del sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, non indagata ma finita nella bufera per un presunto inquinamento del voto, con legami camorristici, nel suo Comune. La Capuozzo venne ascoltata dall commissione Antimafia e inizialmente difesa dai vertici M5s che poi, con l’infuriare delle polemiche, la scaricarono per non aver rispettato gli ordini e non aver denunciato per tempo le minacce che stava subendo.