“Un anno santo importante in cui questa cappella dell’ospedale di Terni è stata chiesa giubilare con una sua porta santa, per dare la possibilità a tante persone che sono passate di qui di sperimentare la Misericordia di Dio”.
Il vescovo Giuseppe Piemontese ha così ricordato l’evento giubilare in ospedale, che ha avuto la sua conclusione questa mattina con la liturgia della parole e l’adorazione eucaristica per la chiusura della porta Santa della Misericordia della cappella “Santa Maria”, aperta lo scorso 11 febbraio 2016. Alla cerimonia hanno partecipato numerosi fedeli, autorità civili e militari, malati e operatori sanitari, i sacerdoti della vicaria della zona di Terni che comprende anche la cappellania del nosocomio, il nuovo cappellano fra Angelo Gatto dell’ordine dei frati minori cappuccini, che è stato presentato ufficialmente, insieme al vice cappellano fra Mario Finauro e al provinciale dei frati minori cappuccini dell’Umbria fra Matteo Siro.
“E’ un momento molto bello quello che viviamo per ingraziare il Signore per questo anno di Misericordia – ha detto il vescovo Piemontese -. E’ questa la porta della cattedrale del doloro, come l’ha definita papa Francesco, che noi abbiamo aperto per i malati che non hanno la possibilità di recarsi altrove per celebrare il giubileo della misericordia, ma anche perché fosse un segno di speranza per tutti: i malati, parenti medici e per coloro che prestano il loro servizio per il bene della persona. In questa cattedrale della sofferenza dove si innalzato al Signore il grido di aiuto e la richiesta della salute dell’anima e del corpo. Oggi chiudiamo simbolicamente questa porta santa e vogliamo che nella quotidianità e nell’ordinarietà si esprima e condivida la misericordia che abbiamo ricevuto nelle relazioni vicendevole degli uni con gli altri. Il cappellano insieme ai volontari e al personale che vive in questo ospedale devono diventare strumenti della misericordia, della gioia, della serenità. Occorre avere pazienza e considerare la condizione umana nella quale tutti siamo accomunati. Non siamo su questa terra per sempre, ma il nostro percorso deve portarci a creare quelle condizione di amore, di relazioni, che ci fanno trovare pronti quando Gesù tornerà per togliere ogni macchia e sofferenza. Vogliamo camminare insieme per questo, non distratti e adagiati in una quotidianità che a volte ci fa perdere il senso della precarietà nella quale ci troviamo e il senso dell’aldilà che il Signore ci ha promesso”.
E’ seguito poi il pellegrinaggio dei sacerdoti, del vescovo, dei volontari, medici e nei reparti dell’ospedale, tra cui cardiologia, maternità e pediatria e oncologia, per la benedizione dei presenti con il Santissimo Sacramento. Il vescovo si è soffermato in ogni stanza della degenza benedicendo e salutando tutti i ricoverati.