CIVITAVECCHIA – Dopo una lunga e meticolosa attività di indagine posta in essere nelle scorse settimane dal personale specializzato della Capitaneria di porto di Civitavecchia nell’area dei depositi costieri (zona nord della città), sono state portate all’attenzione della competente Autorità Giudiziaria una serie di ipotesi di reato in materia di abbandono e gestione illecita di rifiuti connesse al trattamento delle acque reflue industriali generate dalla movimentazione di idrocarburi tipica di quei siti produttivi.
Detta iniziativa che ha già scontato il positivo vaglio della Procura della Repubblica di Civitavecchia ha comportato, inoltre, il sequestro di due serbatoi (di capacità pari a circa 43.000 mc complessivi) destinati allo stoccaggio di acque reflue, con l’obiettivo di evitare ulteriori dannose conseguenze ed arrestare la contaminazione della sottostante falda e di altre aree circostanti idrograficamente dirette verso il mare.
La compromissione ambientale è risultata aggravata anche dal mancato svuotamento, da anni, dei cosiddetti “skimmer” (sistemi utilizzati per il recupero e separazione degli idrocarburi), contenenti residui altamente contaminanti.
In generale, tutto l’insediamento è stato riscontrato essere in cattivo stato di manutenzione, ed il rapido succedersi tra più proprietà, intente alla sola gestione ordinaria, ne ha peggiorato la situazione.
Il sito, peraltro, risulta oggetto fin dal 2007 di procedura di bonifica tuttora non attuata per l’assenza di un piano di caratterizzazione regolarmente approvato.
Le evidenze degli accertamenti condotti dal personale della Capitaneria di porto sono state poi confermate dalle analisi compiute dall’Arpa Lazio, che ha constatato una significativa contaminazione delle acque sotterranee.
Sotto il coordinamento della Procura, proseguono le ulteriori attività di indagine volte sia all’accertamento delle responsabilità penali che al conseguimento di una decisa attività di risanamento e recupero ambientale della zona.