Il suggestivo palazzo, identificato oggi dal nome dei Chigi, risale alla seconda metà del XV secolo. Come testimoniano i numerosi stemmi conservati all’interno, fu fatto edificare da un membro della famiglia Caetani. Nel 1510 fu alienato dal ricco commerciante Alfonso Caetani ed acquistato dai Chigi che, pur promuovendo delle aggiunte al corpo di fabbrica principale, ne lasciarono pressoché inalterata la struttura di insieme. Lo stabile ha conservato, infatti, tutte le principali caratteristiche tipologiche che contraddistinguono i palazzetti rinascimentali di pertinenza di nobili famiglie; la costruzione era intesa come simbolo del rango sociale al quale il casato apparteneva e del potere economico di cui poteva avvalersi.
Dalla metà del Quattrocento una massiccia concentrazione di banchieri si stabilì nel capoluogo della Tuscia: tra essi i Chigi, derivati da una ricchissima e prestigiosa famiglia di banchieri toscani, che si insediarono nel palazzetto in via Chigi.
Dal punto di vista architettonico il fronte esterno dell’edificio rimanda al modello dell’originario prospetto michelozziano di Palazzo Tornabuoni a Firenze. Le implicazioni di ascendenza Toscana sono riconoscibili nei più svariati elementi, sia strutturali che decorativi che unificano i vari corpi di fabbrica all’insegna di una grande armonia compositiva.
Osservando la facciata si nota che è suddivisa in tre ordini da vigorose cornici marcapiano, non ancora del tutto svincolate da richiami medievali. Ai palazzetti toscani tipicamente quattrocenteschi rimandano le cornici archiacute a bugne piatte, che inquadrano sia l’ingresso principale che le finestre del piano nobile dello stabile. Le aperture dell’ordine superiore, corrispondenti alle soffitte, sono invece centinate ad arco a tutto sesto.
Particolare è il Torrione di forma quadrangolare, affiancato alla facciata e caratterizzato da tutti gli espedienti costruttivi comune alle altre Torri medievali che si ergono sulla città. Interamente costruita in peperino, come il corpo di fabbrica principale, la torre è qualificata da una nicchia con apertura a timpano al piano terra e da una loggia nel coronamento, con apertura a 4 falde poggianti su capriate lignee, una tipologia tipicamente duecentesca che riuniva l’originaria funzione difensiva e quella abitativa della casa-torre.
Passeggiando attraverso un profondo atrio coperto a volta si giunge nel suggestivo cortile di matrice chiaramente rinascimentale. In fondo al porticato campeggia un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, attribuito dalla tradizione al pittore viterbese Antonio del Massaro.
Il piano nobile è costituito da una serie di parchi coperti da volte da soffitti cassettonati riccamente decorati, molti dei quali sono qualificati da splendidi camini in peperino finemente scolpiti.
Su uno degli angoli esterni del grande fabbricato campeggia lo stemma della famiglia Chigi inquartato con la rovere, che andò a sostituire quello originario dei Caetani.