Il senatore della minoranza PD, Miguel Gotor, auspica un definitivo passo indietro di Renzi e un nuovo governo guidato da un altro rappresentante del Partito Democratico
ROMA – «Renzi si comporta come se avesse vinto il referendum. In direzione sarebbe stato utile discutere sugli esiti della consultazione e non ribadire che tutto è andato bene sia nell’azione del governo sia in quella del partito altrimenti non si spiegherebbe perché l’80 per cento dei giovani ha votato No e il Sì a Roma vince di misura soltanto ai Parioli e al Centro storico». Lo ha dichiarato oggi il senatore della minoranza PD Miguel Gotor, intervenendo alla trasmissione Radio Anch’io.
«Se non vogliamo consegnare il Paese ai nostri avversari in un dannunziano cupio dissolvi – dice Gotor – dobbiamo dare vita a un nuovo governo ispirandoci al comportamento adottato da David Cameron in occasione del referendum sulla Brexit: egli non ha sostenuto che il 48 per cento del Paese fosse con lui, ma si è dimesso da premier prendendo atto con serietà e realismo della sconfitta e ha consentito la nascita di un nuovo esecutivo guidato sempre da un esponente del suo stesso partito».
Il senatore democratico sostiene che la maggioranza del Pd non puà pensare «di scaricare i suoi errori e problemi interni sul Paese, trasformandosi in un fattore di instabilità, e non dovrebbe avere la tentazione di limitare il perimetro d’azione del Presidente della Repubblica sostenendo o governissimo o voto».
«L’Italia – ricorda Gotor – ha soprattutto bisogno di stabilità e il Pd non può sottrarsi dalla responsabilità che gli deriva dal fatto, grazie al voto del 2013, di essere il principale partito in entrambi i rami del Parlamento: sul piano economico bisogna affrontare le difficoltà del sistema bancario e dare priorità assoluta alle questioni sociali su quello istituzionale scrivere, con il contributo delle principali forze politiche e non a colpi di maggioranza, una nuova legge elettorale omogenea tra Camera e Senato che risponda a quel grande bisogno di partecipazione dei cittadini attestato dal voto referendario».