Lo rivela in esclusiva il quotidiano “UmbriaON”. Gli investigatori confermano che il Comune di Terni avrebbe favorito alcune cooperative piuttosto che altre
TERNI | (UmbriaON.it) – Tutto avrebbe avuto inizio dalla manutenzione del verde pubblico a Terni e, dalle «voci che mettevano in dubbio la genuinità della gestione della stessa e facevano risaltare qualche irregolarità in merito all’affidamento del lavori». Sarebbe partita da qui, l’attività di indagine – sfociata poi nello spettacolare blitz del 17 novembre – per la quale la Questura di Terni ha chiesto alla Procura della Repubblica di poter indagare su un buon numero di persone (forse più di quante ne sappiamo) e tra le quali c’era anche il sindaco Di Girolamo. Senza che lui, lo ha confermato anche venerdì, fosse mai a conoscenza della cosa.
Le indagini – Voci che, secondo gli inquirenti, si erano intensificate lo scorso anno, «quando l’amministrazione comunale decideva di indire un bando di gara per la manutenzione del verde pubblico e sin da subito è stato possibile assistere ad una carrellata di articoli della stampa locale che sottolineavano una scarsa trasparenza della gestione dell’affidamento dei lavori, non completamente conforme alla vigente normativa». Articoli che suscitavano l’interesse della squadra mobile, che decideva di approfondire convocando, oltre agli autori delle lamentele riportate dai media – un consigliere regionale ed un ex assessore comunale ternano – la presidente di una cooperativa che non ha ricevuto incarichi per il verde e l’ex procuratore di un’azienda campana che a Terni ha lavorato nel settore.
Le ipotesi – Alcuni passaggi, nei documenti con i quali a marzo si chiedeva alla Procura il permesso di indagare, sono decisamente inquietanti: vi si legge che, via via che si accumulava materiale, a giudizio degli investigatori «appariva sempre più evidente che intorno alla vicenda dell’affidamento dei lavori del verde pubblico vi erano alcune gravi irregolarità». Tanto che gli stessi investigatori, ad un certo punto, si dicono certi: «Appare evidente che l’amministrazione comunale abbia favorito indubbiamente alcune cooperative piuttosto che altre». Tanto che la Procura ha dato l’autorizzazione a proseguire.
La ricostruzione – Polizia e Guardia di finanza hanno lavorato a pieno regime, mettendo in fila – per ora sono oltre 600 le pagine da spulciare – le gare di appalto e le modalità con le quali sono stati assegnati i lavori, concentrando l’attenzione sul fatto che, a loro giudizio, «il Comune di Terni, nell’anno 2015 procedeva ad affidare il servizio di manutenzione del verde pubblico mediante lo spacchettamento dell’appalto in tre lotti per importi inferiori alla soglia comunitaria prevista in € 207.000,00 in modo quindi da eludere la normativa comunitaria». Ma puntando i riflettori anche sulle altre vicende su cui l’indagine è incentrata: dal verde pubblico alla gestione della cascata delle Marmore, dall’appalto per le mense scolastiche ai lavori di realizzazione dell’impianto antincendio del Caos, dal ‘contact center’ passato dalla società Usi a Terni Reti all’appalto per la gestione dei cimiteri, fino al ‘project financing’ al vaglio del Comune per una parte della pubblica illuminazione, che poi hanno portato al blitz novembrino.
Le intercettazioni – Con tanto, come ogni inchiesta che si rispetti, di intercettazioni telefoniche e, probabilmente – ma nei documenti fino ad oggi emersi non ce n’è traccia – ambientali. Dalle quali – visto che le utenze sottoposte a controllo sono parecchie – emergono anche storie che con quelle relative alle indagini non hanno nulla a che vedere, ma che potrebbero aprire altri scenari interessanti. Restando in tema, invece (e detto che ha fatto un certo effetto scoprire che anche i nomi di un paio di giornalisti di umbriaOn fanno parte del faldone, visto che sono stati oggetto di chiamate da parte di una delle persone indagate), gli investigatori hanno ascoltato a trascritto conversazioni che contenevano chiari riferimenti a forti tensioni tra Comune e Asm e ad altrettanto forti attriti interni, tra politici e funzionari; chiacchierate nelle quali imprenditori si compiacciono per appalti ricevuti; discussioni relative a persone ‘da far fuori’ da affari vari. E molto altro ancora. Sul quale, evidentemente, ciascuna delle persone indagate – e forse anche qualche interlocutore – avrà modo di dire la sua.