La società sostiene che non era in grado di restare a bordo senza assistenza. Iniziato il processo per il fatto accaduto nel 2014
CIVITAVECCHIA – Di viaggi, da solo, nei suoi 50 anni di vita ne ha fatti tanti. Non ha mai avuto problemi, nonostante l’importante disabilità fisica che da sempre l’accompagna: vede poco, cammina male, parla con difficoltà. Ma la sua vacanza, sulla nave da crociera Costa Serena, era durata un giorno solo. Su ordine del comandante, è stato sbarcato a Civitavecchia, lasciato al porto senza nemmeno sapere perché.
Ora Francesco Z, torinese, padre di due figli, ha fatto causa a Costa Crociere perché gli venga almeno rimborsato biglietto, oltre al danno per essere stato considerato un ospite “sgradito” della nave.
La prima udienza, davanti al giudice di pace Enrica Borgna, si è svolta il 10 gennaio, e Costa ha fatto sapere di non voler assolutamente ripagare né il biglietto, né il famoso “danno da vacanza rovinata”, ritenendo che la colpa dello sbarco sia del disabile, non in grado di affrontare un viaggio da solo. Questa l’incredibile storia, che vede al momento due versioni dei fatti raccontate in maniera molto differente.
Francesco Z. aveva prenotato la vacanza estiva nel 2014, all’agenzia di viaggi di Venaria, alle porte di Torino, che era solita organizzare le sue partenze.
Gli era stato proposto il pacchetto “Fantasia d’estate”, un bel viaggio sulla Costa Serena, adatto alle proprie esigenze. Partenza da Savona il 20 luglio, ritorno una settimana dopo: 918 euro, subito pagati.
L’intermediaria dell’agenzia si era anche premurata di contattare Costa Crociere per sapere se fosse necessario segnalare le difficoltà motorie del cliente, ma l’operatore rispondeva che non ce n’era bisogno visto che non era in sedia a rotelle. Il giorno previsto per l’imbarco, il disabile raggiungeva da solo il porto e si imbarcava.
Andava prima al bar, poi veniva invitato a recarsi alla reception per prenotare un escursione adatta a lui, a dire dell’operatore: 100 euro. La sera andava a cena, e poi tornava nella sua cabina per trascorrere la notte. Tutto senza problemi.
Il mattino dopo, arrivati a Civitavecchia, veniva però fatto sbarcare, a suo dire con modi inopportuni, senza dirgli come mai, e senza nemmeno restituirgli i 100 euro delle escursioni prenotate. Tornato in treno, da solo, a Torino, triste e stupito, andava alla sua’ agenzia per raccontare l’accaduto, dove la titolare, esterrefatta, contattava Costa per capire cosa fosse successo. Nessuna risposta. Così il disabile si è rivolto all’avvocato Claudia Paolini, per ottenere almeno i soldi spesi per la vacanza.
Di qui, la causa, in cui il legale chiede anche 2500 euro per i danni patiti dal suo cliente, che “non ha mai recato disturbo ad alcun passeggero, o al personale di bordo. Ha sì, difficoltà motorie e comunicative, ma non è incapace di intendere, è autonomo e autosufficiente”.
In giudizio Costa Crociere ha invece ribaltato la responsabilità tutta sul disabile: “Da subito emergevano le difficoltà a orientarsi sulla nave. Diceva di essere ipovedente e voleva essere accompagnato da un servizio di assistenza sia per muoversi sulla nave che per andare alla sua cabina. Un servizio che non era disponibile.
Veniva trovato smarrito presso l’area ricreativa dove ci sono i simulatori di Formula 1, poi sorpreso a fumare. Chiedeva una birra al bar, che gli veniva rifiutata: lui allora ha bevuto dal bicchiere di un altro passeggero. Veniva accompagnato da un addetto alla sicurezza alla sua cabina, che sostava davanti alla sua porta per tutta la notte nel timore che avesse avuto bisogno di qualcosa.
Il comandante chiedeva il parere del medico di bordo, che diagnosticava tetraparesi spastica e neurite ottica. Così decideva lo sbarco, premurandosi di farlo accompagnare in stazione, dove un’assistente Costa l’avrebbe accompagnato personalmente a Roma, organizzando anche il cambio treno». Tutte affermazioni smentite dal disabile, che dice di essere stato «sbarcato e abbandonato”. E ha mostrato al giudice il biglietto del treno, Civitavecchia- Genova. Senza passare per la capitale.
di SARAH MARTINENGHI per Repubblica.it