La consigliera regionale Maria Grazia Carbonari: “Si sa che Antonio Sisani, figlio della garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Maria Pia Serlupini, è socio della coop Piccolo Carro. Vigileremo affinchè non vi siano pressioni su Comuni ed USL per nuove autorizzazioni e sanatorie che consentano alla cooperativa di continuare a percepire le ricchissime rette (400 euro al giorno per ogni minore)”
PERUGIA | (Acs) – “Sulla opaca e intricata vicenda che vede protagonista la cooperativa ‘Il Piccolo Carro’ c’è ancora tanta confusione e poche certezze. Non vorremmo che si verificassero anche pressioni per ‘una soluzione utile per tutti’, che favorisca i proprietari e i gestori portando i Comuni ad autorizzare l’attività socio-educativa e la Asl a siglare un accordo relativo agli inserimenti di profilo sanitario, in attesa che l’imminente modifica della normativa regionale (sulla quale vigileremo affinché non diventi una ‘sanatoria ad Piccolo Carro’) in un breve futuro consenta alla cooperativa di continuare a percepire le ricchissime rette, a differenza delle tante altre strutture che hanno sempre rispettato la legge e le proprie autorizzazioni, fatturando somme decisamente inferiori”. Lo dichiara il consigliere regionale Maria Grazia Carbonari (M5S).
“Come lo stesso ministero della Salute ha ribadito pochi giorni fa – spiega – la ricchissima cooperativa per anni ha ospitato minori con gravi problemi di salute e necessità di prestazioni terapeutiche, facendosi rimborsare enormi importi, senza avere l’autorizzazione per lo svolgimento di attività ‘terapeutica’, ma solo quella ‘socio-educativa’ (rimborsata sui 120-150 euro al giorno per ogni ragazzo, invece dei circa 400 che prendeva ‘Il Piccolo Carro’). Si sa anche che tra i soci della ricca cooperativa vi è il figlio della garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Umbria, la quale è personalmente intervenuta in vari incontri con funzionari delle Asl 1 a diretto vantaggio della cooperativa, probabilmente esulando dai doveri legati alla sua carica”.
“Vi è poi la vicenda giudiziaria – aggiunge – legata alla scomparsa di una delle ragazze ospiti della cooperativa, Daniela Sanjuan, i cui resti sono stati ritrovati nel 2013 a pochissima distanza da una delle strutture della cooperativa, vicenda per cui è stata aperta una inchiesta giudiziaria con l’ipotesi di omicidio (forse solo grazie alla enorme pressione mediatica dell’Associazione Penelope e della trasmissione televisiva ‘Chi l’ha visto’). Vicende che hanno portato i Comuni di Perugia e Assisi a revocare negli scorsi mesi al ‘Piccolo Carro’ le relative autorizzazioni per poter operare.
“E proprio perché riteniamo che la separazione e il rispetto reciproco delle competenze tra poteri sono principi cardine dello Stato di diritto a ogni livello, vogliamo – conclude – che ciascun funzionario e organo possa operare in assoluta autonomia e serenità (anche psicologica), decidendo esclusivamente in base alla legge vigente e ai fatti concreti, non cercando eventuali accomodamenti voluti a vantaggio di singoli soggetti”.