Altro che rinnovamento. Altro che speranze per un futuro migliore. Le mini elezioni di quel che rimane del Pd mettono in allarme una città sfinita dalla crisi economica da loro creata
TARQUINIA – Gli anziani hanno commentato così: Al peggio non c’è mai fine. Chiaro il riferimento ad Anselmo Ranucci che sarà il candidato ufficiale del Partito Democratico di Tarquinia alle prossime elezioni amministrative. A deciderlo sono stati una parte dei 1839 elettori che hanno espresso questa volontà, durante le primarie di ieri.
Ranucci ha ottenuto, secondo dati che ancora sembrano essere ufficiosi, 823 preferenze, circa il 46% sul totale dei voti validi, staccando Sandro Celli che ha ottenuto 680 (38% circa).
Il 16%, pari a circa 292 preferenze, è il risultato ottenuto da Piero Rosati.
Alla fine della conta è scattato un applauso liberatorio (si fa per dire). Già perché il buon Ranucci dovrà fare i conti con gli scissionisti, con gli antagonisti di Sel e i seguaci di Bersani e D’Alema.
La stragrande maggioranza dei tarquiniesi ha visto questa nomination come una vera e propria iattura per la città. Anselmo Ranucci è stato al fianco del sindaco uscente Mauro Mazzola per questi lunghi e noiosissimi dieci anni. Ha contribuito nel realizzare il nulla.
Nell’affossare il centro storico e nel ridurre una vera e propria perla del Tirreno in un paese sperduto della Basilicata.
Su Anselmo Ranucci in questi prossimi giorni e settimane ci diletteremo ad esaminare, nel dettaglio, il lavoro di “Ranucci Politico” in queste due ultime legislature.
Passeremo al setaccio tutte le attività e delibere da lui votate e sostenute.
Cercheremo di spiegare ai cittadini perché, Ranucci, così come Bacciardi, avrebbero dovuto lasciare spazio e strada a qualcosa di nuovo.
Bacciardi, ad esempio, per dieci anni ha seguito anche lui le orme di Mazzola (tracce che purtroppo non sono su sabbia e facili di cancellare).
Ha saputo far bene l’imprenditore, non v’è dubbio.
Anche su quest’ultimo sarà il caso di passare in rassegna tutto quel bagaglio che si porta dietro come eredità della politica “mazzoniana”.
La sua candidatura non spaventa. Infatti Tajani e Fioroni sembrerebbero d’accordo nel farlo ritirare in favore di Giulivi ma, per adesso, sono solo chiacchiere vetrallesi.