Smentisce le carte della Procura di Catania e della DDA e si esibisce in una farneticante autodifesa senza contraddittorio (leggi qui da pagina 39). Il suo nome nello stralcio “romano” per approfondimenti. In esclusiva anche la pagina 82 dell’ordinanza (a giorni ulteriori dettagli)
MONTALTO DI CASTRO – Excusatio non petita, accusatio manifesta recita un motto latino. Si addice, calza a pennello con quanto avvenuto ieri sera durante il consiglio comunale di Montalto di Castro quando, il sindaco Sergio Caci, in modo forse incauto, ha dato la parola al presidente della Fondazione Vulci, Carmelo Messina.
L’oggetto di questo intervento è legato ai recenti arresti che hanno visto protagonisti alcuni imprenditori catanesi legati ad un noto clan mafioso siciliano, Antonio e Carmelo Paratore e il rapporto di quest’ultimo con Carmelo Messina.
Al di là delle solite frasi di rito per screditare chi scrive, ma poco importa, abbiamo scoperto che ha provveduto a fare una querela per diffamazione penale e una contestuale azione civile nei nostri confronti e nei confronti di un analogo blog siciliano che avrebbero riportato la notizia, a suo dire, calunniosa.
Bene! Ci sarà davvero da divertirsi in Tribunale. Già perché evidentemente il dottor Carmelo Messina non ha approfondito bene la lettura di quegli articoli e quindi incapperà in quel reato, che evidentemente non conosce, di querela temeraria.
Sì perché di lui non ha parlato il fantomatico blog siciliano o Etrurianews tirandolo in ballo per le sue amicizie pericolose ma il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che, insieme al Gico, la DDA, i carabinieri, hanno parlato della vicenda in una conferenza stampa andata in scena a Catania il 15 marzo scorso.
Precisiamo che quanto scritto fino ad oggi è solo l’inizio, a quanto pare la documentazione acquisita dalla Direzione Distrettuale Antimafia su Carmelo Messina è molto più corposa e nei prossimi giorni contiamo di conoscerne i contenuti grazie anche alla collaborazione dei colleghi siciliani che stanno seguendo l’inchiesta.
Il Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro in un passaggio dell’ordinanza di arresto dei Paratore si legge testualmente (per Messina che non è “avvezzo” spieghiamo che si tratta di cose scritte dal Procuratore e dal Gip sulle ordinanze) (pagina 82 ordinanza):
La Procura di Catania ritiene che i Paratore godano di relazioni con “imprenditori amici e politici compiacenti” che hanno consentito – secondo quanto ipotizzato da carabinieri e guardia di finanza – ai Paratore di allargare esponenzialmente il giro di affari nei rifiuti e negli appalti di opere pubbliche. A livello internazionale.
Ci sono intercettazioni, dell’operazione Piramide, che ha portato all’arresto di Nino e Carmelo Paratore, signori dei rifiuti siciliani, che fanno tremare i piani altissimi della politica. Queste intercettazioni sono nelle mani del procuratore Capo di Catania Carmelo Zuccaro, frutto delle indagini, serratissime, dei carabinieri guidati da Francesco Gargaro, degli uomini del Noe e degli uomini del Gico della Guardia di Finanza guidati dal comandante provinciale Roberto Manna.
La Procura di Catania ritiene che i Paratore godano di relazioni con “imprenditori amici e politici compiacenti” che hanno consentito – secondo quanto ipotizzato da carabinieri e guardia di finanza – ai Paratore di allargare esponenzialmente il giro di affari nei rifiuti e negli appalti di opere pubbliche. A livello internazionale.
“UNA BUSTA AL BRACCIO DX DI BERSANI” – Nel 2013 i Paratore vogliono aprire una nuova discarica in Turchia, Carmelo Paratore coltiva i rapporti con Carmelo Messina, all’epoca vice presidente dell’Unione di amicizia Italia Turchia e per un ventennio responsabile relazioni estere dell’Iri e delle Ferrovie dello Stato, ma anche assistente dell’ex direttore generale della Rai Agostino Saccà. I due parlano “cripticamente”, annotano gli investigatori, della consegna di una “busta”. “Messina – si legge nel brogliaccio di cui Livesicilia è in possesso – chiama Paratore per dirgli che loro andranno alle 20.00 a cena e che porta una sua amica che parla perfettamente il turco e che è il braccio destro di Bersani, lavora a Invitalia ed è l’amica del cuore di Bellodi”. Messina dice a Paratore che lui conoscerà questa donna e che contemporaneamente provvederà a presentargli l’ambasciatore, “di mettere quella cosa in una busta…”, l’imprenditore lo interrompe dicendo che poi gliela dà lui. Messina risponde di no e che lo fanno insieme e che non ci sono problemi. L’ambasciatore turco, effettivamente, si reca nella discarica della Cisma il 28 marzo 2014, la visita viene ripresa.
Grazie ai contatti con Messina, la Cisma si accredita con Invitalia, agenzia governativa che si occupa di attrarre investimenti per lo sviluppo del Mezzogiorno, realizzando un incontro con il presidente e Alberto Dell’Utri, il fratello gemello di Marcello. A filmare ogni cosa sono gli uomini del Noe. Il presidente di Invitalia a quel punto avrebbe chiesto all’imprenditore di recarsi in Cina per una commessa. “Antonino Paratore – scrivono gli investigatori – si recava in Cina con la delegazione di Invitalia che accompagnava Renzi per realizzare una società con il 49% del capitale cinese”.
GIARRUSSO, CATALFO, BERTOROTTA, GAETTI, DONNO, CAPPELLETTI, MORONESE, MORRA – Ai Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell’economia e delle finanze, della salute e dello sviluppo economico – Premesso che secondo quanto risulta agli interroganti: sulla base di quanto riportato dalla stampa, il 15 marzo 2017 la Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Catania, ha proceduto all’arresto di 17 persone, nell’ambito dell’operazione denominata “Piramidi”, tra cui vi sarebbero gli imprenditori Antonino Paratore e il figlio Carmelo, considerati braccio economico del clan Santapaola-Ercolano, nonché prestanome del boss Maurizio Zuccaro detenuto in regime di 41-bis; secondo fonti di stampa, nell’operazione “Piramidi”, sarebbero state sequestrate numerose società riconducibili ai signori Paratore, per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro e tra queste la CISMA Ambiente SpA;
secondo la DDA di Catania, la CISMA Ambiente SpA, società che si occupa di rifiuti, grazie alla complicità di funzionari della Regione Sicilia, preposti al rilascio delle autorizzazioni ambientali necessarie, sarebbe riuscita a smaltire in modo illecito parecchie tonnellate di rifiuti pericolosissimi, realizzando ingenti guadagni ed inquinando gravemente l’ambiente; ai Paratore e a Rosario Zuccaro (figlio del boss Maurizio Zuccaro) sarebbe stato contestato il reato, di cui all’art. 416-bis del codice penale, per aver fatto parte, unitamente a numerose altre persone, dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra” della provincia di Catania, articolata nelle famiglie di Catania, Caltagirone e Ramacca e per essersi avvalsi della forma di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere una serie indeterminata di delitti contro la vita, l’incolumità individuale, la libertà personale, il patrimonio, la pubblica amministrazione; per acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione e il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici;
per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé e per altri; per intervenire sulle istituzioni e la pubblica amministrazione; per impedire e ostacolare il libero esercizio del voto e per procurare infine voti ad altri, in occasione di consultazioni elettorali;
con l’aggravante di essere un’associazione armata e di avere assunto e mantenuto il controllo di attività economiche; secondo quanto emerso, i Paratore padre e figlio, sarebbero stati a capo di una serie di società operanti nel ramo dei rifiuti ed in primis della CISMA Ambiente SpA, della PARADIVI Servizi Srl e della SIRAM Srl, ai quali verrebbe contestato di avere gestito abusivamente, nell’impianto di trattamento, sito a Mellili, in contrada Bagali, tonnellate di rifiuti pericolosi, violando la normativa ambientale e le prescrizioni contenuti nei decreti di valutazione d’impatto ambientale (VIA) e l’autorizzazione integrata ambientale (AIA), nonché di essersi procurati autorizzazioni illegittime da parte di funzionari regionali compiacenti e sentenze adottate in base a consulenze e certificazioni pubbliche false;
in particolare, le società del gruppo Paratore avrebbero operato in molteplici settori dell’ambiente, realizzando una sorta di ciclo integrato di rifiuti, che va dal trasporto, all’analisi, al trattamento e al recupero dei rifiuti pericolosi, anche di origine industriale ed al loro conferimento in discarica;
secondo gli investigatori, la CISMA Ambiente SpA sarebbe diventata, negli anni, il collettore finale di ingenti flussi di rifiuti provenienti non solo dal comparto petrolchimico siciliano, ma anche da quello di altre regioni; in particolare, sarebbero stati riversati nella discarica di Melilli, una parte dei rifiuti della Raffineria di Gela, quali ceneri pesanti e ceneri leggere e le sabbie dei reattori;
un’altra società, facente capo al gruppo Paratore, la PARADIVI Servizi Srl, avrebbe svolto attività di trasporto e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi provenienti dalla ISAB Srl di Priolo Gargallo, dalla raffineria di Milazzo e dalle centrali Enel siciliane, conferendo tali i rifiuti per lo smaltimento e trattamento presso la CISMA Ambiente SpA; la SIRAM Srl avrebbe operato nel settore della ricerca per la valutazione del degrado ambientale all’interno del sito industriale della CISMA Ambiente SpA, gestendo un laboratorio d’analisi per la certificazione dei rifiuti in uscita dall’impianto di trattamento, dove venivano miscelati con altri rifiuti non pericolosi e chemicals, per essere successivamente conferiti nella discarica di Melilli;
secondo la procura distrettuale di Catania, poi, i signori Paratore, tramite la PARATORE Srl, avrebbero avuto il 100 per cento delle quote della società LE PIRAMIDI Srl, che gestisce il noto stabilimento balneare “Le piramidi” della Playa di Catania e che sarebbe servita come copertura per il riciclaggio degli ingenti quantità di denaro, provenienti dallo smaltimento illecito dei rifiuti nella discarica di Melilli; anche la società Mobil Sud Srl, farebbe parte della galassia dei Paratore e, malgrado fosse stata autorizzata al solo trattamento di rifiuti speciali non pericolosi, avrebbe invece trattato presso l’impianto di Pantano D’Arci, nella zona industriale di Catania, anche rifiuti provenienti dall’area petrolchimica megarese e, in particolar modo, dalla Isab Srl, dalla Erg Nuove Centrali SpA, dalla Erg Raffinerie Mediterranee e dalla Air Liquide SpA; considerato che a quanto risulta agli interroganti: secondo quanto pubblicato da “Meridionews” il 17 marzo 2017, sul libro paga degli imprenditori Paratore, ci sarebbero stati diversi alti dirigenti pubblici, grazie ai quali gli stessi avrebbero aperto un impianto di trattamento dei rifiuti a Izmir, in Turchia, ed avrebbero chiuso l’accordo per portare in Sicilia il pericolosissimo polverino dell’Ilva; secondo quanto riportato da “catania.blogsicilia” il 16 marzo 2017, i Paratore “hanno fatto di tutto per avvicinare uomini importanti, esponenti del Governo e politici di spicco con il solo scopo di entrare nel giro dei grandi affari e accreditarsi per quel business che si chiama smaltimento dei rifiuti” ed ancora, “L’episodio che fa più impressione è datato 2014.
Il 26 settembre del 2014 un funzionario della Regione Siciliana, Mario Corradino, indagato per traffico di influenze illecite, rileva il Gip, riesce ad avere un appuntamento con il ministro dell’Ambiente Galletti”.
L’incontro, scrive il Gip è osservato dalla polizia giudiziaria che fotografa i due entrare nella sede del ministero alle 13.14, da dove i due escono dopo circa un’ora. Nel 2013 gli imprenditori vogliono aprire una nuova discarica in Turchia. Carmelo Paratore “coltivava i rapporti con Carmelo Messina, all’epoca vice presidente dell’Unione di amicizia Italia Turchia” col quale “discuteva cripticamente della consegna di una ‘busta'”. “Messina, scrive il Gip, chiama Paratore per dirgli che loro si vedranno alle 20 e che porta una sua amica che parla perfettamente il turco e che è il braccio destro di Bersani, lavora a Invitalia ed è l’amica del cuore di Bellodi”.
L’ambasciatore turco, sottolinea il Gip di Catania, si reca nella discarica della Cisma il 28 marzo 2014, la visita è ripresa dal sistema di video sorveglianza. Il Gip ricostruisce anche il tentativo dei Paratore, attraverso la loro società Cisma, di accreditarsi con Invitalia “realizzando un incontro con il presidente Messina e Alberto Dell’Utri”.
Incontro finito nelle registrazioni del Noe dei Carabinieri.
Dopo quell’incontro, “Antonino Paratore si recava in Cina con la delegazione di Invitalia che accompagnava Renzi per realizzare una società con il 49% del capitale cinese”.
considerato inoltre che: a tutt’oggi non è pervenuta risposta all’atto di sindacato ispettivo 4- 04668, pubblicato il 9 ottobre 2015, a firma di alcuni senatori del gruppo Movimento 5 Stelle, in cui si chiedeva di appurare e successivamente stabilire, mediante un idoneo e comprovante corredo documentale, l’effettiva pericolosità dei rifiuti conferiti in Sicilia, provenienti dall’Ilva, nonché i presupposti di liceità dell’intera operazione, ivi compreso il supposto carattere temporaneo e transitorio;
anche l’atto di sindacato ispettivo 4-06762, pubblicato il 20 dicembre 2016 e presentato da alcuni senatori del gruppo Movimento 5 Stelle, ad oggi non ha ricevuto risposta.
In particolare con quest’ultimo si chiedeva di monitorare la situazione epidemiologica e ambientale proprio dell’area circostante alla discarica di Melilli, di contrada Bagali e cioè proprio quella della Cisma dei Paratore, si chiede di sapere: se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
se le notizie riportate dalla stampa corrispondano al vero e, in particolare, se risponda a verità che l’imprenditore Antonino Paratore si sarebbe recato in Cina con la delegazione di Invitalia che accompagnava il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, Matteo Renzi, e, nel caso, si chiede di sapere da chi era formata la delegazione; quali siano stati i criteri adottati dalla società Invitalia nella selezione degli imprenditori componenti della citata delegazione, che si sarebbe recata in Cina;
se risponda a verità che una dipendente di Invitalia abbia partecipato ad un incontro tra l’imprenditore Paratore e l’ambasciatore turco in Italia sull’interesse ad aprire un impianto di smaltimento a Izmir, in Turchia, e se corrispondente al vero, quale sia l’identità di tale dipendente; se il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di competenza, abbia effettuato i dovuti controlli sulle descritte violazioni alle prescrizioni AIA e VIA, contestate alla CISMA Ambiente SpA e sul traffico illecito dei rifiuti;
quali provvedimenti urgenti e indifferibili si intendano adottare per risolvere il problema del disastro ambientale provocato dalla società Cisma Ambiente SpA, nei territori circostanti alla discarica di Melilli e nel catanese;
quali azioni, nei limiti delle proprie attribuzioni, i Ministri in indirizzo intendano intraprendere, affinché siano garantiti maggiori controlli nella gestione dei rifiuti, nonché sanzioni e regole più restrittive anche a tutela della salute della comunità. (4-07258)
Dunque, i rapporti tra i due Carmelo (Paratore e Messina) sono molto più intensi e concreti di quanto il presidente della Fondazione Vulci voglia farci credere.
Noi ci limitiamo a raccontare le carte giudiziarie, come ha detto in sede di consiglio comunale, noi le conosciamo bene, su questo non c’è dubbio e può dormire sonni tranquilli.
Ci dispiace che sia così sensibile e di lacrime facili ma dovrebbe essere abituato all’esposizione mediatica visto i ruoli importanti ricoperti fino ad oggi.
Aspettiamo di conoscere il contenuto delle carte, oggetto di stralcio, che la Procura Distrettuale Antimafia ha inviato a Roma con tutti i dettagli dell’operazione Turchia e Cina. Chissà che in questo filone emergano, tra gli indagati, anche nomi di chi si sente fuori dall’inchiesta?
Inspiegabile, intanto, il fatto che non si sia ancora dimesso e che il sindaco Sergio Caci, in un momento così delicato della campagna elettorale, si stia prodigando a difendere l’indifendibile.