Si è concentrato su Monti “male assoluto”, senza un progetto credibile per risanare il solco che lo divideva con il mondo portuale. Ora c’è chi prepara l’ alleanza impropria Cinquestelle – PD, pronti a spalleggiarsi a vicenda alle amministrative, contro il centrodestra
Il primo assalto è riuscito. Un gruista nel Comitato portuale voluto dall’uomo forte dei 5 Stelle, il sindaco Cozzolino. Non ha i requisiti giuridici? Meglio. E’ un ambientalista della prima ora che adesso siede alla guida della seconda (ma per molti la prima) fonte di inquinamento del territorio? Meglio ancora.
Il disegno va prendendo forma è una alleanza impropria Cinquestelle – PD, pronti a spalleggiarsi a vicenda nel plausibile ballottaggio contro in centrodestra alle prossime amministrative. Il nuovo comitato di gestione portuale è la sua icona perfetta: due grillini e due PD alla guida dello scalo.
Con il Centrodestra che rimane il vero escluso. La prova generale è stata la questione dei migranti. Fantasmi evocati ad arte. Avrà pure ricompattato il centrodestra con Casa Pound, ma ha messo Cinquestelle e PD dalla stessa parte. Un PD taciturno e alla prova dei fatti inconsistente.
Tace sullo scandalo della Cariciv, un caso di cui ogni settimana si occupa la stampa nazionale, ma ritenuto poco importante da una segreteria che eppure si è occupata di tutto, anche dalle mattonelle ornamentali sulle mura della stazione. Tace – e non a caso – sulla nomina del gruista passato da maltrattante sessuofobo delle proprie colleghe a manager portuale, ultime tappe di un percorso che lo ha visto collaborare in varie vesti con tutte le bandiere, destra compresa, e le amministrazioni, centrosinistra compreso.
Tace sulla questione rifiuti di Roma in transito per il porto e sempre più vicini ad una discarica in questo territorio.
Sul porto il PD ha fallito clamorosamente. Ha concentrato gli sforzi sul mandare via Monti che era il male assoluto, ma non a riempire con un progetto credibile il solco che lo divideva con il mondo portuale.
Neanche uno dei punti indicati dal direttivo tre anni fa, come la creazione di una agenzia porto-città che prendesse in carico la realizzazione parallela dei due piani regolatori e la realizzazione di un grande evento sulla portualità che sarebbe servito a ricucire lo strappo, è stato realizzato.
Il PD locale non ha capito, non è stato all’altezza o ha preferito che i rapporti restassero privati anziché politici.
L’assenza di un vero progetto per il porto ha lasciato tutto il campo libero all’immancabile figura del faccendiere con una agenda piena di incontri – non si sa bene a quale titolo – dalle imprese portuali al presidente della Regione passando per l’ex Authority ed ex sindaco.
E anche su questo il PD locale – uso ad obbedir tacendo – da sfoggio della sua assoluta mediocrità.
Nel frattempo è già pronto il secondo assalto. La poltrona di turno è quella del segretario del PD per cui si prepara un nome organico a questo disegno. Magari lo stesso capo cordata usato all’ultimo congresso dal cosiddetto fronte del porto. Perché le amicizie personali del faccendiere contano di più della politica.
Allora Tidei si oppose, difendendo il partito dalla scalata. Oggettivamente quel poco che ne resta oggi forse non vale neanche più la pena. Invece credo che sia ora che a prendere in mano la questione porto sia il nuovo segretario del PD romano Andrea Casu. In fondo questo è il porto della Capitale. Un’ottica politica più distaccata e serena gioverebbe alla ripresa della progettualità.
La posta è altissima. E’ in gioco l’agibilità democratica che vuol dire salvaguardare una dialettica in grado almeno nominalmente di fare progetti, pensare e realizzare quel nuovo a cui in pochi ancora credono in una città il cui destino sembra ancora una volta quello di essere umiliata.