CIVITAVECCHIA – Solidarietà ai lavoratori portuali per i quali si sono aperte le porte della cassa integrazione e futuro a dir poco grigio dello scalo. Un invito al presidente dell’AdSP Di Majo a farsi aiutare dalle imprese storiche del porto di Civitavecchia, dagli armatori e le organizzazioni sindacali a farsi aiutare a capire le dinamiche dell’economia portuale sulla quale il presidente sembra essere totalmente ignaro.
Un documento quasi unitario, firmato da Cuori Italiani, Forza Civitavecchia, Forza Italia, La Svolta e Noi con Salvini (all’appello manca Fratelli d’Italia), per ribadire la necessità di un’inversione di tendenza nello scalo ma che ha provocato un’orda di reazioni all’interno dello stesso agglomerato di partiti e movimenti che peserà nei mesi futuri.
«La perdita del traffico dell’automotive relativamente alle vetture Fca prodotte a Melfi, solo in parte compensata dall’aumento dell’import – hanno spiegato i rappresentanti del centrodestra – richiede che si ottengano garanzie per il mantenimento dei volumi dell’export da Cassino e, più in generale, sul mantenimento della presenza nel nostro scalo con un ruolo forte, anche al di là delle autostrade del mare, dell’armatore Grimaldi, che da tempo richiede ulteriori spazi per i traffici auto».
Da qui l’invito al presidente Di Majo «a svolgere un ruolo più incisivo sulle grandi partite aperte per lo sviluppo futuro del network e in particolare del porto di Civitavecchia – hanno aggiunto – chiarendo su quali direttrici di sviluppo intenda puntare e quali sono le azioni concrete messe in campo, dai container al destino della attuale darsena energetico grandi masse, dal completamento delle infrastrutture portuali all’insediamento di nuove attività, quali ad esempio la cantieristica. Dalla definizione del rapporto con gli armatori delle crociere, con il nodo irrisolto di largo della Pace, fino alla vicenda del porto storico e del Marina per i mega yacht, dopo il “flop” della conferenza dei servizi in Comune. Tutti interrogativi dalle cui risposte dipenderà buona parte del futuro a breve e medio termine del nostro porto, di chi ci lavora e dell’indotto che fa da volano all’economia della città e del territorio. Tutti interrogativi le cui risposte vorremmo sentire dal presidente Di Majo in una sede di confronto permanente con la città e le forze politiche, sociali ed imprenditoriali. Confronto costruttivo che ci auguriamo il Presidente voglia accettare da subito, istituendo il tavolo con imprese, armatori e sindacati e riferendo già a settembre in Consiglio Comunale, nell’ottica di quel “nuovo” rapporto tra città e porto che proprio Di Majo ha dichiarato da subito di voler instaurare».
D’altronde, lo hanno ribadito proprio partiti e movimenti, in un contesto economico stagnante, il porto era ed è rimasto come il principale polmone occupazionale, «determinante volano economico per lo sviluppo del territorio.
Non può essere ignorato – hanno quindi ribadito – il campanello di allarme dei 92 lavoratori portuali sono finiti in cassa integrazione, dopo anni in cui la Compagnia Portuale aveva potuto ampliare i propri organici grazie ai traffici crescenti, aumentando anche il ricorso al lavoro interinale e quello di altre imprese portuali come, appunto, la Cilp che oggi è costretta a far ricorso agli ammortizzatori sociali.
È un segnale che deve essere colto subito, prima che si aprano altre vertenze altrettanto pesanti, ed al quale l’intero sistema economico portuale ed in particolare l’AdSP, nel suo ruolo di garanzia e promozione dello scalo, deve rispondere dimostrando di avere idee, proposte da mettere in atto e capacità manageriale di gestire situazioni di crisi e rapporti con grandi gruppi internazionali, oggi restii ad investire su Civitavecchia.
Su queste sfide – hanno concluso – il centrodestra locale è pronto a svolgere senza fare sconti a nessuno il suo ruolo di controllo e di pungolo, perché non si disperda o vanifichi quanto di buono realizzato negli ultimi 20 anni, così come si stava già rischiando di fare nel 2007, facendo di Civitavecchia uno dei primi porti crocieristici mondiali e lanciando il grande progetto di una piattaforma logistica al servizio del mercato romano, che oggi rischia di rimanere solo sulla carta, facendo rimanere il Porto di Roma uno scalo solo per i passeggeri, destinato ad essere sempre subalterno ad altri porti per i traffici merci».