L’umanità e la cortesia degli operatori atti alla ricezione nel “triage” del pronto soccorso dell’ospedale di “Belcolle” di Viterbo è solo un sogno.
Nel tardo pomeriggio dell’8 agosto 2017, circa le ore 19, mi trovavo presso il sito sopra indicato e per mia sfortuna mi imbattevo in due operatori sanitari, addetti a tale servizio, ai quali chiedevo cortesemente di poter accedere per un breve saluto all’interno del reparto far sentire la mia solidarietà ad un paziente ricoverato da qualche ora.
Premetto, che il soggetto in questione è una persona emotiva e paurosa d’innanzi al malessere fisico.
Per tutta risposta, gli operatori, ligi al dovere ed elle regole, mi vietavano l’ingresso.
Con grande amarezza accettavo il diniego e mi appostavo in un angolo della vetrata posta a separazione dal reparto da dove si intravedeva il paziente disteso su una barella all’ingresso del corridoio.
Gli operatori, con fare superbo ed altezzoso, mi invitavano a togliermi dal luogo, ed io per tutta risposta ho fatto presente che non c’era nessuno dietro di me e che non intralciavo alcuna operazione di manovra e per tanto non mi sarei allontanata.
La loro reazione al mio diniego è stata quella con fare sgarbato e maleducato oltre a sbuffare ed alzare gli occhi al celo in segno di noia, di apprestarsi a chiudere la porta e la tenda in maniera che io non avessi nessun contatto visivo con il degente.
La domanda che mi pongo è come certe persone prive di umanità, possano svolgere tale lavoro in un contesto delicato come un ospedale, dove parenti ed amici sono in apprensione per i loro cari e compito degli operatori sanitari è anche quello di sedare tali situazioni e non alimentarle con fare del tutto irrazionale.
Mi dispiace che tali episodi possano mettere in cattiva luce la reputazione di un reparto difficile e difficoltoso come il pronto soccorso, dove sono certa ci sono anche operatori sanitari che svolgono il loro lavoro con efficienza, competenza, educazione e soprattutto umanità.
GABRIELA MARCHIONNI