L’azione di responsabilità ha danneggiato i piccoli creditori che non prenderanno più un centesimo. La relazione dello Studio Torino conteggia fatture già pagate o contenziosi già sanati. Un falegname di Terni messo alla stregua di un ingegnere civile e più di un ingegnere navale. Cose da non credere se non da ridere
CIVITAVECCHIA – Rimane davvero incomprensibile come il signor Mario La Via e molte altre persone coinvolte fino ad oggi nel crack della Privilege Yard non abbiano mai detto nulla su quanto stesse accadendo o almeno rispondere a quegli errori macroscopici commessi dalla curatrice fallimentare, dai suoi consulenti (più o meno anonimi) e dalla Guardia di Finanza che ha preso per buone le dichiarazioni di un falegname di Terni (nota località balneare ricca di cantieri navali) sulla qualità operativa del cantiere Privilege. Roba da non credere se non avessimo letto con i nostri occhi e adesso anche con i vostri (perché come al solito pubblicheremo i documenti) quanto è avvenuto a Civitavecchia in questi ultimi anni e capito perché, l’11 ottobre prossimo, cioè mercoledì, il giudice fallimentare del Tribunale di Civitavecchia, dottor Bianchi ha deciso di convocare la curatrice fallimentare Daniela De Rosa e gli avvocati dei creditori che hanno chiesto la ricusazione della prima per aver tenuto una condotta, secondo loro, distante dagli interessi dei piccoli e medi creditori.
Di questo passaggio parleremo alla fine. Adesso vogliamo raccontarvi la storia di Luciano Franceschini, un ottimo artigiano del legno ternano titolare o socio della società Celi Poltrone Frau Group.
Bene. Questo signore aveva iniziato a lavorare per la Privilege Yard e, successivamente, gli vengono commissionati dei lavori presso la villa di Mario La Via, o meglio in quella porzione di circa 400 metri quadrati dove per nove anni avevano lavorato professionisti ed impiegati della Privilege Yacht.
Ne fa tanto di lavoro questo artigiano. E’ bravo, ci sa fare con gli interni in legno e le poltrone. Tira su i mobili, gli scaffali e le mensole che è una bellezza.
Poi però iniziano i problemi economici della Privilege Yard e lui decide, dopo un lungo tira e molla, di mettere fine al rapporto con La Via. Doveva prendere all’incirca 300 mila euro per i lavori effettuati ma a saldo e stralcio si accorda e si accontenta di prenderne sui 200 mila euro.
Chiusa la partita. Almeno per lui. Almeno fino a quando conosce una giornalista de La 7 e gli racconta un sacco di cose. Forse preso dall’entusiasmo ne racconta troppe finendo con affermare le tradizionali storielle ben definite da un termine ormai entrato nel vocabolario italiano e che risponde a: “cazzate“.
Talmente grandi e favoleggianti queste cazzate che la giornalista de La 7 prende carta e penna e scrive al primo magistrato utile che aveva comunque già contattato telefonicamente (senza sapere che già c’era un magistrato che stava indagando, Lorenzo Del Giudice, ndr), in questo caso la dottoressa Alessandra D’Amore, la condisce con affermazioni pesantissime e la colora senza avere il benché minimo dubbio che qualcosa del racconto del falegname fosse frutto di estrema fantasia “collodiana”. (LEGGI LA LETTERA DELLA GIORNALISTA)
Non solo la giornalista crede nelle favole del falegname. Anche la Guardia di Finanza incredibilmente ritiene i suoi giudizi, sulla qualità del cantiere Privilege, determinanti a stabilire che non fosse idoneo sia per costruire lo scafo P430 che, successivamente, di poterlo addirittura varare (come faranno adesso quelli che se lo sono aggiudicati rimane quindi un mistero, ndr).
Ecco il sunto della relata delle Fiamme Gialle che parla del signor Franceschini:
Luciano Franceschini Falegname di TerniBene, secondo il falegname (forse diretto discendente di Noè) come avete potuto ben leggere, gli ingegneri civili e navali, la società di rating di fama mondiale di Rotterdam che certificò il cantiere non avevano capito una sola H di quanto aveva messo in piedi La Via e quindi ci ha pensato lui a spiegarlo a chiunque glielo chiedesse.
Già perché secondo Franceschini è tutto vero, realistico tant’è che poi, le sue valutazioni, diventeranno quasi Vangelo (secondo Luciano). Dunque ripercorriamo i passaggi più fantasiosi:
- per quanto a sua conoscenza, i costi di esecuzione dell’imbarcazione sono variabili: quelli per la realizzazione dello scafo e parti meccaniche si attestano mediamente tra il 2% ed il 4% del progetto, quelli per l’esecuzione degli interni tra il 4% ed il 6%, mentre quelli dell’impiantistica intorno all’1%;
- secondo la sua esperienza personale il cantiere della Società non era adeguato alla realizzazione di un’imbarcazione con quelle caratteristiche;
- di avere delle riserve circa il varo dell’imbarcazione che a suo avviso non sarebbe potuto avvenire dal luogo di realizzazione causa le caratteristiche del suolo e di altri fattori;
- la realizzazione tecnica dello yacht era completamente inadeguata a quel tipo di imbarcazione con ovvi riflessi sulla stabilità ed altri fattori;
Insomma, come è possibile che anche i militari delle Fiamme Gialle abbiano potuto riportare, nero su bianco, castronerie di questa portata e dargli credito?
Un falegname, bravo per carità, esperto di poltrone, che rilascia affermazioni da brivido e che in sede processuale metteranno a dura prova un castello accusatorio, che ogni giorno che passa dimostra di essere lacunoso, rende tutto il lavoro della curatrice poco chiaro e, a questo punto, anche sospetto.
Perché la curatrice fallimentare Daniela De Rosa ha permesso che ciò accadesse senza esprimersi in merito?
Eppure dovrebbe sapere che ci sono certificazioni non smentibili tanto facilmente che attestano la qualità del cantiere che lei stessa sta cercando di vendere a suon di milioni di euro (sperando che alla fine non lo “regali” come lo scafo P430).
Come può essere credibile un falegname e artigiano di poltrone che parla di “realizzazione tecnica“, di “varo” o addirittura di “stabilità” dello scafo?
Eppure una società di Rotterdam (patria della portualità europea) ha rilasciato questo certificato che è tra le carte in possesso di tutti (forse ne sapevano qualcosa di più del signor Franceschini):
Certificazione Touw Risk Consultants BVPer non parlare poi delle fatture emesse e sulla considerazione finale dei lavori fatti in casa La Via dove dichiara che la parte svolta in cantiere gli è stata regolarmente pagata ma di quelli fatti nella villa dimentica di affermare di aver accettato una transazione a saldo e stralcio per cui nulla aveva altro da pretendere da nessuno:
Fatture CeliInsomma, come mai lo Studio dell’avvocato Torino di Roma (famoso per aver mandato in galera la giudice fallimentare di Roma Chiara Schettini, ndr) non ha spiegato alla curatrice che l’azione di responsabilità fatta agli amministratori della Privilege Yard avrà molteplici effetti collaterali e di non poco conto?
Di questo parleremo nei prossimi giorni ovviamente e solo dopo l’11 ottobre perché di “magagne” ce ne sono davvero tante, a questo punto iniziano ad essere veramente troppe.
- segue