Marco Cecconi, capogruppo di Fratelli d’Italia, segnala i mal di pancia all’interno del PD regionale e ternano sulla gestione della sanità locale
Con un certo linguaggio colorito Gianfranco Chiacchieroni (capogruppo PD in consiglio regionale) ha di sicuro una notevole dimestichezza. Forse è per questo che coerente come è a microfoni apertissimi nel luglio scorso in aula ha concesso di fatto il bis. Ha dichiarato candidamente in commissione a Palazzo Cesaroni un certo interesse (suo personale? del partito di governo che rappresenta?) a spostare a Foligno la sede della Asl n.2.
Per carità, è pur vero che dopo qualche ora – magari sulla scorta di pressioni e reprimende che devono averlo raggiunto da un lato all’altro dell’Umbria – un compiacente ufficio-stampa gli ha attribuito (addirittura tra virgolette) parole diverse, che nessuno degli astanti peraltro ha mai udito: le quali comunque, se dovevano essere un rimedio, suonano quasi peggio del male. Il massimo che Chiacchieroni è riuscito infatti a farsi attribuire a posteriori è che “una discussione sulla sede fine a se stessa non è una questione prioritaria”. E meno male.
Il punto è che qui non ci dovrebbe essere proprio niente da discutere – l’Azienda resti a Terni e tanto basta – se non fosse che è esattamente il PD (tra lapsus e fregole pre-congressuali) ad avvitarsi su se stesso, come sempre gli capita quando si presenta l’occasione di defraudare Terni più di quanto già non sia stato, meglio se si tratta per l’appunto di sanità.
Ed ecco allora che i firmatari del documento “Adesso, il PD a Terni” – in lizza per le imminenti elezioni dei segretari comunale e provinciale del partito – contestano al candidato-Pardini, primario di chiara fama nel nosocomio cittadino sostenuto dai massimi maggiorenti, di annoverare nel proprio schieramento anche i teorici dell’Azienda unica regionale. E scusate se è poco.
Che l’Azienda diventi una sola o restino due, i languori perugino-centrici di un PD sempre iper famelico, se si tratta di rubarci quello che ci spetta, ci consegnano lo spettacolo di una casta insaziabile. Una casta alla quale la sanità ternana, storicamente, ha peraltro ceduto di tutto, proprio grazie alla compiacenza di un PD della Conca sempre pronto a svendere gli interessi della città e sempre complice delle tante e tante rapine consumate nel tempo: luminari, finanziamenti, primariati, eccellenze di reparti. Si pensi per ultimo ad Oncoematologia di Terni: le cui inaccettabili difficoltà si spiegano soltanto in controluce con l’opposta intenzione di valorizzare solo e soltanto l’omologo reparto in quel di S. Andrea delle Fratte.
Ma a Terni c’è chi si è stufato. E stavolta non lascerà correre. Non verranno tollerate altre bestemmie, altri scippi, altre “prime pietre” a vanvera, come quelle che ogni tanto fa finta di porre la Presidente Marini, per edificare a chiacchiere un ospedale unico Narni-Amelia di cui ancora non ci sono neanche le fondamenta. Il partito di maggioranza e di governo, a Terni come a Perugia, si faccia i propri conti, tra blasfemie e maldipancia precongressuali di chi lo rappresenta – o si candida a farlo – ai massimi livelli istituzionali.
Magari ha ragione chi ha detto, proprio a proposito di tutta questa faccenda, che il PD riesce a farsi del male da solo. Il punto è che di male sinora ne ha fatto abbastanza anche a Terni e alla sua sanità. Ma adesso in città c’è chi è disposto a farsi incatenare. E i ternani capiranno: ben oltre le tessere, le appartenenze e certe bandiere sempre ammainate.
Marco C. Cecconi
Capogruppo Fratelli d’Italia-AN, Comune di Terni