Lo rende noto il Sappe. L’uomo si trovata nella casa circondariale di Valle Aurelia per spaccio di droga
CIVITAVECCHIA – Ha deciso di togliersi la vita impiccandosi alla finestra della cella della Casa Circondariale di Civitavecchia dov’era detenuto da agosto perché imputato di spaccio di droga. La notizia è diffusa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Maurizio Somma, segretario nazionale SAPPE per il Lazio: “L’uomo, di 40 anni, polacco, era giunto in carcere ad agosto e si è suicidato, impiccandosi, in cella. L’Agente di Polizia Penitenziaria di servizio si è accorto dell’accaduto e ha dato l’allarme. Purtroppo sono stati vani i tentativi di soccorso per rianimarlo, anche con l’ausilio di altri colleghi e dello staff infermieristico“.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, commenta: “Questo nuovo drammatico suicidio di un altro detenuto evidenzia come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia Penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento) a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ma ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione“.
Suicidi e tentati suicidi nelle carceri italiane
“Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 18mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze – aggiunge il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo -. Il dato oggettivo è che la situazione nelle carceri resta allarmante. Altro che emergenza superata“.
Sistema della carceri farraginoso
Amara la conclusione del SAPPE, che ha già formalmente chiesto la revoca immediata della disposizione del DAP: “Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso. E’ vero quel che ha detto durante la consueta conferenza stampa di fine anno il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ossia che avere un sistema carcerario più moderno e più umano aiuta la sicurezza. Ma oggi la realtà in Italia non è affatto così. Oggi, nelle 190 prigioni del Paese, sono presenti oltre 57.600 detenuti, quasi 20mila dei quali sono gli stranieri, ossia ben oltre la capienza regolamentare, e gli eventi critici tra le sbarre (atti di autolesionismo, risse, colluttazioni, ferimenti, tentati suicidi, aggressioni ai poliziotti penitenziari) si verificano quotidianamente con una spaventosa ciclicità”.