Pirozzi inizia la marcia: il grande show nell’Atlantico Live con tremila persone giunte da tutto il Lazio ad ascoltare il “mister”

Sergio Pirozzi presenta i suoi Comitati. E apre la campagna elettorale. Tutto da manuale. Manda un segnale a Berlusconi: chiamatemi e vi rispondo. Ma non me ne vado. Zingaretti? Dice Bufale. I sondaggi? Fake. Soldi alle mamme che lavorano. Viterbo protagonista

ROMA – Jeans e giacca blu, scarpone rigorosamente giallo come da icona costruita e lanciata con sapienza nei mesi scorsi. Sergio Pirozzi riempie l’Atlantico Live a Roma. Ci sono tutti i suoi sostenitori, i candidati arrivati dalle province, i promotori dei Comitati. Sono oltre tremila assiepati ad ascoltare in religioso silenzio il mister che illustra gli schemi di gioco alla propria squadra.

DA TUTTO IL LAZIO

Molti gli striscioni e i cartelli. Sono in tutta la sala. Uno inneggia a ‘Pirozzi sindaco  del Lazio‘, un altro riprende lo slogan ‘Prima gli ultimi‘. Ci vuole coraggio per partire da Amatrice e lanciare la sfida a Roma, alla sua politica: ma un altro striscione ricorda ‘Solo chi non vola ha paura di  cadere‘. E poi ci sono i classici: ‘Uniti per Sergio‘, ma anche l’elogio del romanesco: ‘Sergio tocca vince‘.

Ci sono gli striscioni di Montefiascone, Viterbo, Acquapendente, Bolsena, Ronciglione, Civitavecchia, Santa Marinella, Vasanello e una folta delegazione di viterbesi capeggiati da Stefano Caporossi.

Tra loro anche Massimo Ceccarelli, Antonella Bruni, Gabriela Grassini, Sandro Leonardi, Orietta Celeste e tanti altri che in mezzo alle tremila e più persone non siamo riusciti ad individuare.

C’è attesa in sala. I candidati arrivano da tutto il Lazio. C’è chi si rivede per caso dopo anni: in tanti vengono da quel centrodestra che governò la Regione prima di Marrazzo e poi s’erano persi di vista. In attesa che l’evento inizi, alcuni ragazzi distribuiscono  bandiere con il simbolo che ha scandito questa lunga marcia verso la candidatura: l’orma di uno scarpone con accanto la scritta ‘Sergio Pirozzi presidente‘.

Tra il pubblico niente politici: ma c’è l’ex calciatore della Roma Sebino Nela e tantissimi uomini di calcio di tutte le categorie, soprattutto di Civitavecchia, Rieti, Soriano e Roma.

INIZIA LO SPETTACOLO

Si abbassano le luci in sala. Le luci colorate iniziano a saltellare sul tendone bianco, proiettano un video spot su Pirozzi, gli altoparlanti diffondo le note della canzone di Ligabue ‘Una vita da mediano‘.

Appare lo Scarpone Sergio Pirozzi. È subito delirio. Chissà se è vero che si è montato la testa, se è solo invidia o veleno quello messo in giro, secondo cui ormai Sergio è irriconoscibile. Sembra quasi che le senta quelle malignità. E Sergio risponde dicendo «Il telefono mio è a disposizione di tutti ed è lo stesso da trent’anni».

Quel telefono ha squillato a lungo nei mesi scorsi. Anche da chi oggi non lo ammetterebbe mai. «Mi hanno cercato tanto tempo fa anche Matteo Renzi e Nicola  Zingaretti – ha detto Pirozzi – Io, senza fare il presuntuoso, penso  che oggi il popolo del Lazio abbia bisogno di proposte per colmare lo  spazio tra la politica e i cittadini. C’è grande differenza tra le  politiche e le amministrative, è la Regione che incide veramente sulla vita delle persone».

VADO AVANTI

Da più parti dicono che se non si ritira gli addebiteranno la colpa della sconfitta del centrodestra. I sondaggi di Ghisleri e Piepoli, i più autorevoli, lo danno buon ultimo intorno all’otto per cento. Abbastanza però per togliere dai giochi il Centrodestra. 

I numeri non impressionano il sindaco di Amatrice. «Con serenità vado avanti per la mia strada – ha detto Pirozzi –  Oggi questa sala piena è la dimostrazione tangibile che gli uomini e  le donne che sono venuti qui non sono stati proscritti ma sono venuti  in maniera spontanea, oggi è la vittoria della politica: sfido  qualsiasi candidato a riempire una sala come stasera, questo vuol dire che la gente normale si sta avvicinando alla politica».

«Io non mi ritiro, non credete ai fake,  noi siamo qui a lavorare per il Lazio e per voi»

IL MESSAGGIO A BERLUSCONI

C’è un messaggio tra le righe, in quello che dice Sergio Pirozzi. «La domanda di questi giorni non è stata qual è il programma, cosa  volete fare di questa regione, la domanda è stata ‘ti hanno  telefonato? Io stasera mando un messaggio: se mi  telefonano io rispondo però poi ci dovremo confrontare sul programma  perché può essere che la mia idea di sanità non è quella degli altri,  io mi siederò non per fare la spartizione dei pani e dei pesci».

Dal centrodestra dicono che rischia di far vincere Zingaretti. Che se si perderà la colpa sarà solo la sua perché ha spaccato il fronte quando invece bisognava andare uniti.

Pirozzi non si spaventa: «Se non si arriverà a una condivisione del percorso non  abboccate a credere che siamo noi a non voler far vincere l’altra  parte ma che c’è qualcuno che ci vuole fare perdere. Per parlare c’è  bisogno di persone che vogliono parlare e non possono pensare di  intimorire un uomo che non si è fatto intimorire neanche dalla forza  della natura grazie alla sua gente e agli italiani».

I SONDAGGI? SONO FAKE

La candidatura di Sergio Pirozzi è da manuale di Scienze della Comunicazione. Il modo in cui è stata costruita, il tira e molla iniziale. Il libro con cui girare la Regione per tastare il polso e vedere la risposta.

Il manuale prevede che ad un certo punto si assuma il ruolo della vittima. E che i poteri forti stiano attaccando. Eccolo che arriva puntuale: «Il tentativo di screditare Sergio Pirozzi c’è stato, io vi dico non guardate la televisione a meno che non c’è  Sergio Pirozzi e voi».

Così si arriva al capitolo del big brother «Pubblicano i sondaggi per influenzare l’opinione pubblica allora io dico il sondaggio fatelo in mezzo alla gente,  andate a cena e chiedete per chi votano e vedrete se quei sondaggi  sono veri o falsi, fatti per influenzare l’opinione pubblica».

IL MANUALE DEL CANDIDATO

Poi inizia con i punti forti di ogni candidato. Soffiare sul malcontento. Perché le elezioni non sono mai un momento per premiare il lavoro fatto: le elezioni sono un momento nel quale gli elettori vogliono sognare, investire sul futuro. Così racconta Sergio lo Scarpone «Ho girato in questi mesi, ho visto tutta  un’altra realtà da quella che ci raccontano, la sanità non è  migliorata, le liste d’attesa sono lunghe, hanno chiuso gli ospedali.  Ho parlato con il mondo over 50 che ha perso il lavoro e non ha  tutele, ho parlato con le persone nelle periferie invase da rifiuti e  topi. Quello che ci vuole propinare il presidente Zingaretti è una  bufala, il suo è un racconto plastico non vero, mente sapendo di  mentire. C’è bisogno di proposte serie».

ZINGARETTI? DICE BUFALE

C’è un tema che fa sempre presa: Roma padrona che schiaccia le province, la Capitale che si prende tutto e lascia solo le briciole.

«Qui ci sono territori abbandonati da anni, il mondo delle province,  il mondo delle periferie e delle imprese – attacca Pirozzi – Abbiamo  assistito alla chiusura indiscriminata degli ospedali nelle aree  periferiche, allo svuotamento delle risorse della Regione e alla  bufala di dire noi siamo usciti dal debito ma nel 2019, come se fare  il debito per salvare la vita alle persone sia una cosa non degna.  Dovremo rivedere il sistema portato avanti fino a oggi e rilanciare la sanità, che serve per salvare la vita alle persone in qualsiasi zona  vivano».

Da dieci anni il Lazio non ha quasi nessuna risorsa per fare grandi investimenti: colpa del maxi buco in Sanità. Ma per Sergio lo Scarpone le cose stanno in modo diverso: «Abbiamo scoperto che gli investimenti non ci sono più in  questa regione e senza investimenti non ci sono posti lavoro, perché  nessuno ha messo mano al mondo della burocrazia».

LOMBARDI, BRAVA RAGAZZA MA SENZA SOLUZIONI

Il sindaco poi sposta il mirino sul Movimento 5 Stelle. Il bombardamento ora è su Roberta Lombardi, la deputata candidata a diventare governatrice del Lazio.

«L’attuale presidente  spara balle spaziali, invece la candidata dei Cinque Stelle che è una brava ragazza ma va dove ci sono problemi senza dare una soluzione e  poi c’è un’altra parte che sfoglia la margherita. Peccato che si vota  il 4 marzo, se ben ricordo non è ancora primavera».

LA REGIONE PAGHI LE MADRI CHE LAVORANO

La proposta ad effetto. Ora manca solo quella per completare tutti i capitoli del Manuale del Perfetto Candidato.

E la proposta arriva. Per Pirozzi la Regione deve pagare le madri che lavorano.

«Bisogna che le donne che lavorano tornino a fare anche le madri. Pensiamo a delle ore retribuite dalla Regione alle donne che lavorano per poter tornare a occuparsi della famiglia. Mi sono incrociato con il Popolo della Famiglia, non ci siamo parlati, ma sarà un approccio nuovo».

Se il centrodestra convergerà su di lui, non si sa ancora. Ma una cosa è certa: lo scarpone lascerà l’impronta su questa tornata elettorale.

Oggi tutti a Tolfa. Alle 18 si presenta il libro grazie al lavoro di Gianpiero De Angelis. Un giornalista di Mediaset, Alessandro Usai, farà da moderatore. C’è da scommettere che, anche in questo caso, la sala sarà gremita.