Dopo un tira e molla sfiancante finalmente da Arcore il via libera al bersagliere in pensione di Roccasecca
ARCORE – Dopo un mese di tira e molla. Di veti incrociati e ripicche personali. Dopo aver bocciato il candidato giusto, Sergio Pirozzi. Mandato al massacro quello sbagliato, Stefano Parisi. Aver giocato sulla pelle di Fabio Rampelli e Maurizio Gasparri. Preso per i fondelli gli elettori della coalizione con candidati notoriamente non candidabili perché non disponibili o senza un voto come Francesco Giro, Claudio Fazzone, Paolo Liguori, Nicola Porro, Gennaro Sangiuliano, Roberta Angelilli, Paolo Barelli, Guido Bertolaso, Luisa Todini, Massimiliano Giansanti, Giancarlo Cremonesi ecc. ecc. ecco che dal cilindro del leader indiscusso e indiscutibile di Forza Italia, Silvio Berlusconi, finalmente il nome che mette d’accordo tutti, Antonio La Trippa.
Dopo oltre cinquant’anni da quel meraviglioso film contemporaneo che ben descriveva i politici di allora, mai cambiati evidentemente fino ad oggi, viene riesumato e messo a capo della masnada del centrodestra che ha messo in piedi tutta questa pantomima solo per non permettere a chi ne aveva davvero voglia, di fare campagna elettorale.
“Stasera chiudiamo su Pirozzi in ticket con Bertolaso”. “Oggi riunione e poi presentiamo Rampelli”. “È fatta: Gasparri è pronto”. “Parisi? Decidiamo entro le prossime ore”. E così avanti ormai da settimane. Insomma, l’ennesima tragicommedia del centrodestra a Roma e nel Lazio è compiuta. Solo che stavolta il rischio è di compromettere anche gli equilibri nazionali. In vista delle politiche del prossimo 4 marzo, infatti, il centrodestra è dato in vantaggio, ma nel frattempo i leader della coalizione entrano in conflitto su tutto.
Se a fine ottobre le previsioni di voto interne facevano dire a un consigliere regionale uscente che “nel Lazio vinciamo pure se candidiamo Paperino”, col passare delle settimane lo scontro fratricida fra Lega, Fratelli d’Italia eForza Italia, unito alle gelosie correntizie fra ex esponenti di An e addirittura dell’Msi (e non solo), ha ribaltato la situazione. Oggi, la Regione viene data per persa, pedina di scambio per gli equilibri nazionali come un qualsiasi seggio in Senato. D’altronde, gli ultimi sondaggi in mano allo staff di Silvio Berlusconi sono chiari: che sia candidatura unitaria o meno, con qualsiasi nome, il governatore uscente Nicola Zingaretti è ormai in fuga verso una vittoria che solo la pentastellata Roberta Lombardi potrebbe provare ad arginare.
L’obiettivo di Tajani è quello di piazzare i suoi uomini più fedeli nei posti che contano a discapito di chi ha voti o simpatie sul territorio. La distruzione del centrodestra nel Lazio è in corso da quando alla presidenza della Regione fu eletta Renata Polverini che di politica capiva ben poco ma come usare le carte di credito del sindacato UGL molto di più.
Eccoci pronti allora a votare La Trippa anche se c’è un candidato nostrano La Coda che pare non l’abbia presa bene.