Viene giù il tetto e si scoprono affreschi del primo ‘900, probabilmente di epoca fascista. Civitavecchia ogni tanto regala qualche sorpresa come quella che la consigliera comunale della Lega Alessandra Riccetti ha comunicato all’assise ieri: il ritrovamento di questi affreschi all’ex Polveriera di via Gaspare Pecorelli, nei pressi del tribunale.
E pensare che fino al 2000 quella struttura, già fatiscente, ospitava gli spogliatoi della De Sanctis-Gargana. La società di calcio del quartiere, il cui campo insisteva sull’attuale prolungamento della Mediana, e poi scomparsa in seguito proprio alla nascita della strada con l’edificio che divenne ricettacolo di sbandati e soprattutto zingari. Motivo per cui porte e finestre vennero murate, dopo vari sgomberi e lamentele degli abitanti del quartiere. Finché il crollo del soffitto non ha riportato alla luce gli affreschi.
Che cosa si può carpire dalle pitture? Prova a dare una risposta l’esponente della Società Storica Civitavecchiese Enrico Ciancarini: “Alcuni passaggi dell’ex polveriera sono noti. Intanto quella era originariamente una caserma della scuola del Genio, sorta appunto in epoca fascista. Prima ancora della Scuola di Guerra oggi nota come Cesiva. E la caserma venne costruita in seguito all’esproprio dell’area da parte dello Stato nei confronti della famiglia Gargana che la possedeva. Una dinastia importante, il cui capostipite era un archeologo in seguito trasferitosi a Viterbo”. La stessa famiglia che diede il nome al quartiere prima e al club calcistico poi e che al vecchio cimitero di via Aurelia possiede una cappella che non passa certo inosservata. Quindi pare verosimile che gli affreschi vennero dipinti per abbellire il presidio militare: “L’idea è quella. Sono curioso di vederli dal vivo, fermo restando che non sembra appaia una firma per stabilirne l’autore e forse non sono stati intaccati dall’umidità. Intanto se ne deve occupare la Soprintendenza e poi dovrebbe essere scongiurato il rischio-abbattimento. A meno che non vengano tolti da lì e messi al sicuro.
L’iconografia è quella tipica del Ventennio, che fece del culto imperiale uno dei simboli preferiti: “Alcuni dipinti sono oggettivamente infantili, altri invece mi sembrano di buon pregio. Per Civitavecchia è una bella scoperta – conclude Ciancarini – sicuramente da approfondire”.