L’ex addetto della Nunziatura apostolica di Washington arrestato per possesso di ingente materiale pedopornografico
ROMA – È finito in manette in Vaticano monsignor Carlo Alberto Capella, ex funzionario della Nunziatura apostolica di Washington, richiamato a Roma alla fine di settembre dalla Santa Sede, dopo aver ricevuto un mandato d’arresto in Canada, a Ottawa, per detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.
A settembre si era parlato di una presunta immunità diplomatica che la Santa Sede avrebbe opposto per impedire l’estradizione del monsignore in Canada e portare il processo tra le mura leonine. La notizia, però, era stata subito smentita dal Vaticano: “Posso affermare che non c’è alcuna richiesta di estradizione arrivata dal Canada – aveva affermato il portavoce, Greg Burke – né nessun processo fissato in Vaticano; l’indagine richiede collaborazione internazionale e non è ancora terminata”.
Oggi Capella – che prima di Washington aveva lavorato in nunziatura in India e ad Hong Kong ed è anche stato officiale della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato del Vaticano – si trova nella cella della caserma del corpo della Gendarmeria, a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’arresto è stato proposto dal promotore di giustizia della Città del Vaticano, Gianpiero Milano, dopo la denuncia arrivata per via diplomatica dal governo degli Stati Uniti.
“Il Giudice Istruttore – fa sapere la Santa Sede – ha ordinato il provvedimento sulla base dell’articolo 10, commi 3 e 5, della legge VIII del 2013”. Che stabilisce, al comma 3, che chiunque, con qualsiasi mezzo, distribuisce, divulga, trasmette, importa, esporta, offre, vende o detiene materiale pedopornografico, o distribuisce, divulga notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro duemilacinquecento a euro cinquantamila. E al comma cinque che questa pena è aumentata “ove il materiale sia di ingente quantità”.
Proprio in questi giorni, intanto, in Australia riprende il processo per pedofilia al cardinale George Pell, prefetto della segreteria per l’Economia e membro del C9, il più alto in grado in Vaticano che abbia mai subito un processo del genere.