SANTA MARINELLA – In questa città, la partecipazione popolare non è possibile. Non perché manchi nei cittadini il desiderio di essere parte attiva nella vita pubblica ma perché chi ci ha governato fino ad ora se ne è infischiato.
Da questa considerazione è partita la prima di una serie diassemblee che “Il Paese che Vorrei” ha in calendario per approfondire alcuni punti del programmacon i cittadini.
Gli strumenti di partecipazione popolare, previsti dalla Costituzione,che considera la partecipazione un diritto fondamentale, dalle normative degli Enti locali e dallo Statuto comunale, a Santa Marinella non possono essere praticati.
Come illustrato dai relatori Alessio Cangini, Andrea Riga e Daniele Renda, la nostra città vanta il non invidiabile primato di prevedere, in percentuale, il maggior numero di firme per presentare mozioni/petizioni popolari e referendum consultivi. A fronte di una media nazionale del 10%per i referendum consultivi, la nostra città fissa la soglia al 35%. Anche per le petizioni il numero di firme richiesto è spropositato.In entrambi i casi diventa impossibile avanzareistanze e proposte.
In più,raggiunto il quorum richiesto, ci si imbatte nel problemadei regolamenti operativi, previsti dallo Statuto comunale ma inesistenti. Dal 2001 (anno di approvazione del documento) nessuna delle quattro amministrazioni che si sono susseguite-Bordicchia, Tidei, Bacheca 1 &2- si è preoccupata di redigerli e di approvarli.Chi ci ha governato, evidentemente, è interessato alla nostra partecipazione solo al momento del voto che, nonostante tutto non mancano mai di chiederci, per poi dimenticarsi di noi.
Negli anni,“Il Paese che Vorrei” ha proposto una serie di petizioni/mozioni popolari.Per il rispetto del regolamento del verde; per bloccare il progetto per la piazza centrale sbagliato e economicamente insostenibile; per approvare il Piano di Emergenza Comunale; per dire di no al project financing per la passeggiata; per migliorare l’edilizia scolastica e riaprire gli impianti sportivi.
Queste azioni, però, si sono scontrate con il disinteresse di chi ci ha governato. Un’amministrazione che evidentemente non riesce a comprendere l’importanzadel contributo delle persone alla vita politica e ilfattore di crescita che questo può e deve rappresentare, soprattutto sui temiche riguardano la città, i beni comuni, i servizi, il lavoro, la qualità della vita.
“Il Paese che Vorrei” è convinto che sia essenziale continuare a promuovere la partecipazione ed esprime l’impegno ad apportare allo statuto le modifiche necessarie a renderepossibili le iniziative popolari, abbassando il numero delle firme richieste e ad approvare i regolamenti ignorati per quasi vent’anni. È necessario inoltre che il Consiglio comunale si svolga in orari che agevolino la presenza dei cittadini; che se ne realizzi la trasmissione radiofonica o in streaming; che si rendano operativi il Consiglio dei giovani e lo strumento del Bilancio partecipato.
Nel saluto di chiusura, che ha seguito l’intervento di Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri e Coordinatore nazionale di “Italia in Comune”, che ha espresso il pieno sostegno a “Il Paese che Vorrei”, il candidato sindaco Lorenzo Casella ha con forza ribadito come il rilancio di questa comunità debba partire dal rispetto per i suoi cittadini e quindi per il loro coinvolgimento nelle attività decisionali.“Il Paese che Vorrei” intende restituire a tutti il diritto di partecipare alla crescita del nostro territorio.