TARQUINIA – Riceviamo e pubblichiamo: Il 7 maggio sarà ricordato a Tarquinia come il giorno della vergogna. L’Amministrazione Mencarini, evidentemente cedendo al ricatto di “Rinnova”, non ha avuto il coraggio di presentarsi nell’aula del Consiglio Comunale, di fronte i cittadini, a pronunciare l’unica parola che dopo il gravissimo episodio del saluto fascista nella stanza del vice Sindaco, era doveroso pronunciare. La parola che avrebbe stroncato ogni ulteriore polemica: scusateci.
In politica tutto serve e al di là del ridicolo atteggiamento del Sindaco e dei suoi sodali, che coraggiosamente si sono dati alla fuga, l’episodio obbliga i cittadini di Tarquinia a porsi alcune domande. Siamo governati da un manipolo di arroganti, che ritengono di non dover rendere conto a nessuno del loro operato anche quando cadono nel patetico o si tratta di un’amministrazione che pur lacerata da divisioni interne, fa quadrato quando ritiene di dover proteggere la propria poltrona e quella di uno qualunque dei suoi sodali?
Sottrarsi a un dibattito pubblico non è un sintomo di debolezza, di mancanza di argomentazioni e di coraggio? Stride e grida vendetta, di fronte a tutto questo, la deposizione il 25 Aprile, di una corona di alloro sulla statua di Domenico Emanuelli che ne siamo sicuri, quel giorno deve aver pianto e molto!
Inoltre, la domanda più assillante, quella che ci rovina il sonno, è un’altra. Gente come questa, che non sa gestire una situazione tutto sommato gestibile, come può amministrare una cittadina complessa come Tarquinia! L’immobilismo e l’improvvisazione dimostrate finora, ci sembrano già una risposta eloquente.
Nessuno pensi che la questione del saluto fascista nelle stanze del Comune che ha coperto di ridicolo tutto il paese, sia archiviata qui. Sarà il trampolino di lancio di ogni ulteriore valutazione sulla permanenza di questi “turisti per caso” nella Casa comunale, la Casa di Tutti, non di Catini.