Candidata d’ufficio nel collegio Rieti-Viterbo-Civitavecchia si è presentata ai comizi, cene, ricevimenti senza mai pagare un caffé
ROMA – Renata Polverini, tirata in ballo nell’inchiesta sullo Stadio della Roma, così come tutti gli altri, ha prontamente replicato alle accuse. I nominati, da Renata Polverini a Francesco Giro (Fi) passando per Mancini (Pd), fanno sapere che ogni finanziamento durante la campagna elettorale è stato “regolarmente rendicontato”. Dunque nulla da temere. Del resto l’aggiunto Paolo Ielo l’altra mattina, spiegando l’indagine, era stato chiaro: “Questa inchiesta ipotizza anche il reato di finanziamento illecito, quindi è corretto dire che ci sono passaggi di danaro leciti, altri illeciti e altri ancora da verificare”. La verifica è in corso ma quella più risentita sembra essere proprio “la Renata“.
Lei, che ha centellinato le spese elettorali. Scrivemmo, prima del voto di marzo, delle sue discese ai comizi di Rieti, Viterbo e Civitavecchia. La sua preziosa presenza alle cene, banchetti, porchettate e aperitivi all’aperto non è servita ad un gran che se non a sfamare lei e i suoi accompagnatori. Non ha pagato un manifesto. Non ha offerto una cena. Non ha pagato un aperitivo né tantomeno si è sbagliata a pagare qualche caffé. Dunque quel contributo a cosa gli è servito visto che con lo stipendio da parlamentare poteva spendere e spandere come avrebbe voluto?
Forse li avrà spesi per gli abiti da campagna (elettorale).