PALERMO – Il presidente dell’Autorità portuale Pasqualino Monti ha ricevuto l’ennesima minaccia. Scriviamo ennesima perché già era avvenuto nel mese di dicembre, all’epoca era stato l’ex procuratore aggiunto a Palermo, Leonardo Agueci, che è stato nominato componente dell’Oiv, l’Organismo indipendente di valutazione dell’Autorità a renderlo noto. Adesso un’ altra intimidazione, una busta con un proiettile proprio nel giorno in cui è stato firmato un protocollo d ‘intesa con il prefetto Antonella De Miro finalizzato a blindare cantieri e le ingenti somme di denaro che arriveranno, ben 340 milioni di euro fra Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle. Fondi europei, in parte già stanziati nei mesi scorsi, che verranno gestiti dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale e cosi’ da sottrarli agli interessi della mafia.
Ma cosa bisogna ancora aspettare per salvare il “soldato” ? Non bastato i semplici attestati di solidarietà che arrivano dal sindaco Leoluca Orlando, dal mondo sindacale e politico, giusti, ma che fanno parte della liturgia dell’antimafia, occorrono anche fatti concreti. Bisogna chiedersi che cosa ha significato l’arrivo di Monti alla guida dell’Autorità Portuale. Un dato è certo Monti è un uomo fuori dal contesto politico siciliano che vuole lasciare un’impronta nella gestione del porto più volte finito nell’occhio del ciclone, per non parlare di alcuni sequestri come quello del molo Vittorio Veneto sino ai lavori più volte bloccati e finalmente ripresi della Stazione Marittima, come preannunciato in una conferenza stampa che si terrà il 21 giugno.
Si è detto pronto a andare avanti Pasqualino Monti con o senza appoggio nella sua azione rivoluzionaria e ne ha dato prova a a Villa Whitaker, nel corso della firma del protocollo nessuna titubanza o segnale di stanchezza, è andato dritto per la sua strada . Al suo fianco al tavolo del protocollo ci sono anche i vertici di polizia, carabinieri e guardia di finanza con l’auspicio, e ciò dovrà valere anche per la società civile, di non lasciarlo solo in questa dura e ardua battaglia.