CIVITAVECCHIA – Il presidente dell’Associazione volontari, Gianfranco Forno, di Civitavecchia interviene sul tema della carenza della Camera iperbarica alla luce anche delle rimostranze di Giuseppe Simeone , presidente della commissione regionale Sanità, che ha criticato la giunta Zingaretti per l’assenza delle camere iperbariche nel Lazio. Forno torna a sollecitare la riapertura della struttura di Civitavecchia, rimarcandone l’importanza.
“La camera iperbarica – afferma Gianfranco Forno – è un apparato medico che permette di ospitare al suo interno pazienti per poterli sottoporre alle terapie di trattamento nel caso di problemi derivanti da mancata decompressione (nel caso dei sub), nel caso di soggetti colpiti da embolia gassosa arteriosa e comunque nei casi in cui sia richiesta una pressione differente da quella atmosferica. Consiste in un involucro di metallo chiuso da portelli ermetici e collegato a bombole di aria o altro gas che viene immesso per generare una pressione differente da quella atmosferica. La pericolosità delle camere iperbariche è data dalla saturazione dell’ossigeno, visto che una piccolissima scintilla può causare un incendio di enormi proporzioni. Bisogna, quindi, porre enorme attenzione prima di entrare in queste camere ed essere sicuri che ogni possibilità di scintilla sia nulla, in quanto un piccolo errore di distrazione può comportare la perdita della vita di tutte le persone che si trovano all’interno della camera iperbarica”.
“Per organizzare, in maniera sistematica, l’offerta del servizio di trattamento iperbarico all’interno del porto di Civitavecchia (all’epoca in essere attraverso la gestione dell’Associazione Volontari Francesco Forno, per quanto riguarda l’emergenza, fin dalla entrata in funzione della struttura, nel febbraio 1998), – ricorda Forno – nel 2003 fu redatto un progetto di sperimentazione da parte dell’AUSL RM4, teso a perseguire, tra gli altri, anche i seguenti obiettivi:
➢ Cogliere l’opportunità offerta dall’Autorità Portuale di Civitavecchia e nel contempo attuare logiche gestionali di tipo imprenditoriale in partnership con privati di eccellenza, con il mondo del no-profit e del volontariato, al fine di eliminare o contenere al massimo la spesa sanitaria secondo le direttive dei piani sanitari nazionali e regionali;
➢ Sperimentare la gestione e la realizzazione di un polo di eccellenza sanitario che, correlatamene ed in integrazione con la prestazione di trattamento iperbarico, possa accogliere al suo interno pazienti che presentino problematiche correlate, anche in senso diagnostico preventivo;
➢ Evitare ospedalizzazioni improprie;
➢ Contribuire a soddisfare i bisogni primari del territorio
➢ Prevenire un peggioramento delle condizioni cliniche e l’insorgere di ulteriori fattori di rischio, coinvolgendo, in presenza di elementi sintomatici, immediatamente le strutture sanitarie preposte per gli accertamenti diagnostici, appropriati e gli interventi terapeutici;
➢ Garantire ai malati il rispetto dei diritti in ambito previdenziale, assistenziale, sanitario, ecc. e l’accesso ai servizi territoriali attraverso consulenze informative, sostegno logistico e accompagnamento nella fruizione;
➢ Stimolare, attivare e creare una cultura della solidarietà attraverso azioni di sensibilizzazione pubblica sulla problematica, di informazione anche con il coinvolgimento del volontariato;
➢ Attrarre risorse private, finanziarie e professionali, per realizzare opere indispensabili alla comunità.
Le patologie che possono essere oggetto di cura con la ossigenoterapia sono da individuare nelle seguenti:
1. embolia gassosa arteriosa
2. malattia da decompressione
3. intossicazione da monossido di carbonio
4. gangrena gassosa da crostridi
5. infezione da flora batterica mista
6. sindrome da schiacciamento
7. radionecrosi tissutale
8. sordità improvvisa
9. osteomielite
10. trapianti e lesioni chirurgiche a rischio
11. insufficienze vascolari
12. fratture a rischio di scarso consolidamento
13. algodistrofie post traumatiche e necrosi asettica
14. patologie retiniche
15. ferite infette da flora batterica mista.
“Il bacino teorico di intervento è molto ampio, – sottolinea Forno- trovandosi Civitavecchia in un’area vasta, sprovvista di struttura iperbarica, che comprende tutto il litorale del Lazio, la bassa Toscana, l’entroterra a nord/ovest di Roma, fino all’area umbra della città di Terni.
Secondo quanto progettato, la camera iperbarica sarà l’attività primaria del nuovo polo di “medicina del mare” che dovrà prevedere un ambulatorio medico chirurgico dotato di attrezzature di primo soccorso e studi medici idonei per l’attività clinica ambulatoriale.
Il progetto fu approvato con la Delibera n. 1414 del 30 dicembre 2003 dall’Azienda USL RM4, a sua volta autorizzato dalla Giunta Regionale del Lazio con la Deliberazione n. 1183 del 3 dicembre 2004, alla quale non è stato dato seguito né dalla ASL RM4, né dalla Regione Lazio.
La denominazione della nuova struttura sanitaria porterà il nome di “Francesco Forno” in ricordo del giovane subacqueo, deceduto in mare nel 1991, e nel nome dl quale fu creata un’associazione di volontariato che è stata, prima, la promotrice della realizzazione della camera iperbarica e, in seguito, dal 1998 al 2005, ne ha curato la gestione e manutenzione relativamente alle emergenze iperbariche, in convenzione e su richiesta dell’Autorità Portuale di Civitavecchia.
Dal maggio 2010 la struttura iperbarica è stata trasferita, sempre in ambito portuale, nell’area cosiddetta “artigianale” a circa 100 metri dalla statale Aurelia ed è stata, formalmente, consegnata alla nostra Associazione, per le procedure di riapertura della medesima. Riapertura che non si è potuta attuare per una serie di ritardi, errori e “scomparsa” dei documenti presso la Regione Lazio, il Comune di Civitavecchia e della stessa ASL RM4. Nel corso della estate 2016, l’Autorità Portuale ha effettuato diversi incontri con la nostra Associazione, con la ASLRM4 e con la Regione Lazio, per giungere alla riapertura della struttura con l’ampliamento e ristrutturazione interna della struttura per adeguarla alle nuove norme regionali che, in tal modo, avrebbe permesso il rilascio automatico della “autorizzazione sanitaria all’esercizio”.
“Nel novembre 2016, – conclude Gianfranco Forno – il nuovo Presidente dell’Autorità Portuale, si è insediato ma non ha dato seguito, malgrado la formale richiesta, agli adempimenti iniziati nell’estate di tale anno. Dopo circa sette mesi (estate 2017) è stata nominata la Segretaria Generale dell’Autorità Portuale, la quale ha incontrato l’11 novembre 2017, sia l’Associazione e sia il Sindaco di Civitavecchia. In tale occasione è stata prospettata la volontà dell’Autorità di consegnare la camera iperbarica alla ASLRoma4 di Civitavecchia e solo, eventualmente, in un secondo momento, la possibilità di concederla nuovamente alla nostra Associazione. L’Associazione ha rappresentato, in quella occasione, la impossibilità della ASL a gestire la struttura per oggettive difficoltà tecniche e organizzative. L’Autorità si era impegnata, comunque, a contattare formalmente l’azienda sanitaria, fatto che fino alla data odierna non è avvenuto”.