Dietro il gesto il disegno di qualcuno di impadronirsi della società e lui, persona seria, non si è prestato ad essere complice di questa manovra che racconteremo nel dettaglio
CIVITAVECCHIA – Le dimissioni di Andrea Rigoni dalla presidenza della Port Authority Security erano suonate subito strane. Dopo soli tre mesi, l’ex ufficialele della Guardia di Finanza, ha gettato la spugna. Lui, uomo tutto d’un pezzo e con un curriculum di primissimo ordine, si è accorto evidentemente di aver sbagliato e, essendo appunto stato anche ufficiale della Guardia di Finanza, non se l’è sentita di far parte di un disegno che l’avrebbe di certo compromesso in maniera irreversibile. Ha preferito salutare e andarsene.
Una brutta storia che finisce e finirà, inevitabilmente, di travolgere l’attuale presidente dell’Authority Francesco Maria Di Maio che, in un anno e mezzo, non l’ha azzeccata una che una.
Giovedì proveremo ad avvicinarlo a Napoli dove andrà, come al solito, a parlare del nulla mentre, i suoi uomini, o quei pochi che sono rimasti, non ne possono più ed hanno cominciato a cantare, come Pavoni in amore, ed invece di aprire la coda e far vedere lo splendore delle piume fanno aprire le buste e le mandano con messaggi più o meno criptati ovunque.
Messaggi di aiuto, SOS, di soccorso per un porto ormai al collasso.
Torniamo però alla PAS e alle dimissioni di Rigoni.
Dietro a questa scelta non ci sono i rilievi fatti dalla Polizia di Frontiera e dal Commissariato di Civitavecchia. Quei rilievi sono gravi ma ci si può mettere una pezza. I motivi sono altri e ben precisi. All’Autorità Portuale non hanno perso il vizio di lasciare le finestre aperte e si sa, il vento porta via le parole e le fa ascoltare lontano ma non solo.
Anche i pezzi di carta, spesso e volentieri, spinti dal vento volano via e vanno a finire nelle mani sbagliate.
Veniamo quindi all’epilogo di questa vicenda.
La PAS è una società partecipata al 100% dall’Autorità Portuale e al momento conta oltre 80 dipendenti. Il costo previsto annuale supera di gran lunga i 4 milioni di euro. C’è chi dice che arrivi anche a 4 milioni e 300mila euro.
Il personale, che spesso ha problemi a rimediare le divise, va in giro con una macchina sgarrupata che cammina per miracolo e con un faro bruciato da mesi.
Nessuno ha trovato ancora 30/50 euro per sostituirlo e la notte si affidano all’illuminazione fissa per vedere bene dove stanno andando.
Quando chiedono l’intervento si sentono rispondere: “beati i monoculi in terra caecorum” detto alla civitavecchiese “beato chi c’ha n’occhio“.
Le ore lavorate dal personale superano di gran lunga le 140mila al costo pari a 20,50 euro l’ora. Il bilancio quest’anno è stato chiuso grazie a vere e proprie alchimie ma, per il prossimo, non ci sarà spazio ad ulteriori artifici.
Ecco quindi la strategia, messa in piedi da qualcuno che, si dice, al posto del cervello potrebbe avere tranquillamente un litro e mezzo di vino rosso (anche se preferisce la Sambuca con la Mosca).
L’idea, la voce, lo spiffero, la soffiata, raccontano, ma davvero speriamo che abbiano capito male è che, in questa o queste menti malate, liquidare la PAS era ed è cosa abbastanza semplice.
Dicono che il primo passo era e forse ancora è quello di trovare un’istituto amico.
Suggerirgli di presentare una manifestazione di interesse per fare questo tipo di servizio al posto della PAS.
Presentarlo ufficialmente dell’ufficio di Di Maio (speriamo che non l’abbiano già fatto).
Costringere i responsabili della gestione economica a fare una valutazione nel merito e quindi accoglierla.
Il secondo passaggio (sempre secondo queste fonti che ripetiamo speriamo abbiano capito male) è poi semplice.
Pubblicare la domanda presentata dall’istituto amico (che poi dovrebbe essere anche questo abbastanza conosciuto) dando così la possibilità a quest’ultimo di avere il diritto di prelazione nel caso che qualcuno possa decidere di presentare un’offerta migliorativa e quindi accaparrarsi la concessione che non scadrebbe più nel 2023 ma bensì nel 2029.
Mamma mia che ideona avranno pensato gli autori tra, presumiamo, fumi di alcol e non solo.
Così salviamo capra e cavoli.
Il servizio verrà affidato al privato che abbasserà il costo dell’ora lavoro, del personale e il gioco è fatto.
Ovviamente Andrea Rigoni, persona perbene ed onesta, aveva preso altri impegni con il personale e quindi mai e poi mai avrebbe accettato di fare questa operazione che, possiamo dirlo, se fossero trovati riscontri, dovrebbe essere attenzionata dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia senza ulteriori indugi.
Mai e poi mai galantuomini come Rigoni adesso e il suo predecessore avrebbero messo la firma su un atto così scellerato e folle.
Regalare 40 milioni di appalto ad un privato?
Chi è che sta facendo questo gioco?
Come ha potuto permettere il presidente Francesco Maria Di Maio che, un uomo delle istituzioni e grande manager come Rigoni, prendesse la porta e la sbattesse senza troppi complimenti?
Chi c’è dietro questa operazione e per quali ragioni?
Questo è il curriculum di Rigoni che vi invitiamo a leggere (clicca qui) l’altro invito lo facciamo all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale di rendere pubblica la lettera di dimissioni dello stesso presidente Rigoni e di mettere tutti a conoscenza delle reali motivazioni.
Altrimenti questi spifferi rischiano di diventare tifoni e quei fogli di carta, atti giudiziari!