La società di security rischia la messa in liquidazione. Assente il direttore tecnico Conte. Tagli drastici e licenziamenti in vista
CIVITAVECCHIA – Lo avevamo ipotizzato, anche se era fin troppo facile, che le dimissioni del presidente della PAS (Port Authority Security) Andrea Rigoni avrebbero sconquassato il già precario equilibrio dell’Autorità di Sistema Portuale del Tirreno Centro Settentrionale e minato ulteriormente la figura, sempre più in bilico, del suo presidente Francesco Maria Di Maio.
Oggi pomeriggio, spinti dalle voci sempre più incontrollate, il presidente Di Maio ha incontrato i sindacati degli addetti alla sicurezza nel porto di Civitavecchia.
Un incontro durato molto tempo e dove sono emerse, nella loro totale tragicità, tutti i limiti di una società con bilanci pessimi e una situazione economica fuori controllo.
Di Majo non ha nascosto che le dimissioni del presidente Rigoni siano legate ad una gestione impossibile. La via principale è quella di mettere in liquidazione la società. Questo equivarrebbe ad un commissariamento immediato di Molo Vespucci.
Bisogna trovare alternative. Occorre tagliare. Si comincerà dalle consulenze e dai consulenti. Poi via via il taglio di costose figure amministrative fino alla rimodulazione del contratto dello stesso Conte (il direttore tecnico). Se non ci sono i soldi per pagarlo diventa difficile giustificare poi i tagli del personale. Ricorsi pendenti e denunce faranno il resto.
Una situazione esplosiva rimandata ad una riunione che si svolgerà nei prossimi giorni. I due, Di Majo e i sindacati, si sono dati appuntamento a breve. C’è da prendere provvedimenti immediati. Si certifica l’ennesimo fallimento gestionale di una società che fino a qualche mese fa era il fiore all’occhiello dell’Authority cittadina.
Ora non più. E’ un macigno che sta affossando tutti a cominciare dal presidente che, come tradizione, ha cominciato a distribuire le colpe su altri. Troppo facile accusare oggi Saccone o peggio ancora altri. Le colpe sono di chi non ha voluto ascoltare i buoni consigli e pensato solo a distruggere il lavoro dei predecessori, in ogni ambito.
Adesso il conto, salatissimo, è stato presentato. Non sarà facile trattare con 80 padri di famiglia. Arrabbiati, con divise vecchie e macchine che si tengono in piedi per miracolo.
E’ il momento di intervenire, portando i libri in tribunale e non pensare ad alchimie strane come quella di cedere la società ad un privato. Sarà il caso, è il caso che, chi ha fallito in questa mission non certo impossible faccia un passo indietro per il bene dei lavoratori e, soprattutto, della città.
Come potrà spiegare questa situazione Di Majo al ministro Toninelli non possiamo neanche immaginarlo. Scaricato da tutti i suoi primi fieri paladini ora è un uomo solo in balia delle “sue” assurde scelte.
Inadeguato e impreparato ha affossato e sta affossando quel poco che resta del Porto Crocieristico di Civitavecchia riuscendo nell’impresa che mancò addirittura Ciani.
Non spetta a noi dire quale sarà lo scenario futuro ma certo è che se non si cambia rotta il baratro e dietro l’angolo e la strada da percorrere, per raggiungerlo, è davvero poca.
Giovedì prossimo, il presidente, invece di partecipare alle sue solite passerelle a Napoli, farebbe bene a stare qualche ora in ufficio in compagnia di chi da anni lavora in questo porto e inizi ad ascoltare ciò che hanno da dirgli.