Nella tarda serata di ieri la dichiarazione di “guerra” del presidente della CPC Luciani e dei suoi soldati schierati davanti ai cancelli di Torre Valdaliga. Da stamane sit-in ad oltranza
CIVITAVECCHIA – La vertenza legata allo scarico del carbone è arrivata all’epilogo. Il tavolo in Regione convocato ieri pomeriggio non ha portato gli esiti che tutti si auspicavano. Anzi. Non c’è stato e non ci sarà nessun accordo tra l’ente che produce (inquinando) energia elettrica e i lavoratori della Minosse e le varie aziende metalmeccaniche.
Dunque la tregua armata iniziata questa estate è stata interrotta. La rottura tra portuali ed Enel è totale.
L’Enel è intenzionata ad andare avanti con la scelta intrapresa nel bando. Non ci saranno più privilegi per le aziende civitavecchiesi né tantomeno una società che avrà il monopolio dello scarico del carbone (Minosse, ndr).
Un gruppo di portuali e di lavoratori della Minosse nella tarda serata di ieri si sono portati fuori i cancelli della centrale Enel di Tvn.
Il presidente della Cpc Enrico Luciani è stato chiaro: “Da oggi inizia la battaglia vera. Non solo il porto farà fermare lo scarico del carbone, ma faremo spegnere la centrale. Tanto di lavoro non ne sta dando più a nessuno: le ditte metalmeccaniche sono in ginocchio, quelle delle pulizie vanno a lavorare per quattro soldi, i portuali potevano essere atterrati: ma vediamo cosa accadrà”.
Considerata la situazione e le posizioni delle parti in causa, il tavolo rimane aperto, aggiornato a questa mattina. Il problema più grave è legato al fatto che mai come in questo periodo la presidente dall’Autorità di Sistema Portuale sia stata così debole con i forti e forte con i deboli.
Occorre necessariamente commissariare quanto prima Francesco Maria Di Majo e restituire il Porto di Civitavecchia alla città.