CIVITAVECCHIA – “L’altro ieri il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la delibera dell’amministrazione che riconosce la perizia rilasciato dal perito incaricato dall’Amministrazione Comunale Alessandro Alebardi”. Inizia così una nota del consigliere comunale dei Cinque Stelle, Emanuele La Rosa, che sollecita la Regione Lazio a farsi parte attiva per risolvere il problema, prendendo a spunto lo studio commissionato da Palazzo del Pincio e in base al quale il territorio cittadino non è soggetto ad uso civico.
“Secondo questo studio – sostiene La Rosa – nel nostro territorio non esistono gli usi Civici, infatti il ricorso del 1990 aveva dei problemi seri che sono stati ammessi dallo stesso giudice nella sentenza stessa.
In particolare, non c’è stata una controparte nel ricorso e molti atti attualmente disponibili non erano presenti nel ricorso del 1990. Potremmo aspettare la via giudiziaria per dare una fine a questa vicenda, ma dobbiamo prendere atto che l’attuale ricorso presso il Commissariato degli usi civici è fissata per il 6 marzo, ma poiché i Cittadini hanno delle urgenze che non possono aspettare, la politica ha il dovere di muoversi immediatamente per aiutare i cittadini che incolpevolmente hanno perso il pieno diritto di proprietà sui loro immobili.
L’attuale perizia infatti non può eliminare da sola gli Usi Civici, può solo fornire delle informazioni, atti e pareri di parte: la definizione degli Usi Civici è demandata al Commissario oppure alla Regione Lazio.
Durante la discussione della mozione del M5S in Regione è stato chiesto che la Regione prendesse atto anche della perizia del Comune e non solo della perizia dell’Università Agraria.
La maggioranza ha rifiutato questa richiesta che in questa maniera non è parte degli impegni della mozione stessa, ma in questa maniera ha esposto la Regione Lazio al rischio di ripetere nuovamente lo stesso errore del 2013, quando con una determinazione regionale, la Regione preso atto della cartografia dell’architetto Paola Rossi che secondo il perito dell’Agraria stessa contiene parecchi errori.
Quante volte deve sbagliare la Regione prima di azzeccarne una?
Veramente vuole prendere atto della perizia dell’Università Agraria senza leggere e valutare quella del Comune di Civitavecchia?
Oppure ci ritroviamo davanti ad una Regione che, sebbene in base al DPR 606/77 ha lei le competenze amministrative sugli Usi Civici, decide di non far nulla?
Secondo il sottoscritto la Regione dovrebbe nominare un proprio perito con il quale studiare le perizie dell’Università Agraria e del Comune di Civitavecchia e poi attivarsi affinché faccia una determina rispettosa della storia della città e dei cittadini coinvolti dalla problematica degli Usi Civici.
Ricordo alla Regione che adesso siamo in un periodo di interregno dove c’è una determina regionale che stabilisce dei confini e l’agraria che ne certifica degli altri, quanto deve durare questo periodo di transizione?
La politica può fare ancora molto e la Regione ha modo di riparare agli errori fatti nel 2013 operando così come ho suggerito, ma se proprio non fosse d’accordo con la perizia del Comune di Civitavecchia, può ancora fare moltissimo. Ad esempio può operare una traslazione degli usi civici dalla bandita delle Mortelle ad un altro territorio, questa operazione è lecita in una logica conciliativa ed è già stata fatta più volte in Sardegna così come suggerito dal Gruppo d’intervento giuridico ONLUS che ringrazio per il supporto che mi ha fornito. Il territorio che suggeriamo per trasferire gli Usi Civici di Demanio Collettivo è la Frasca per diverse ragioni:
– appartiene alla Regione tramite l’ARSIAL, ed esistono già delle trattative per cederlo per un certo numero di anni al comune di Civitavecchia;
– ha un valore paesaggistico sicuramente più importante del centro cittadino pertanto questa scelta è rispettosa dell’indirizzo che la politica sta dando allo strumento degli usi civici per proteggere il paesaggio;
– libera i cittadini incolpevoli da un gravame ingiusto;
– pone ulteriori vincoli ambientali su un territorio che la città vuole proteggere e che già adesso è Monumento Naturale.
La Regione può pure aspettare il fluire degli eventi, ma non tutti i cittadini possono farlo. Ci sono troppe caparre versate, ci sono famiglie che hanno urgenza di vendere i loro immobili perché aspettano un figlio e necessitano di una casa più grande, anziani che vogliono donare ai figli le proprie case. Se non ci si sbriga, sarà una lenta agonia per tutti coloro che sono attualmente coinvolti dalla vicenda degli Usi Civici ma sarà un bruttissimo danno d’immagine per tutte quelle istituzioni che erano chiamate a venirgli incontro e invece li hanno danneggiati, e tra le prime di queste istituzioni c’è proprio la Regione Lazio già reduce di uno sbaglio gravissimo fatto con la determina del 30 settembre del 2013”.