Mario Pusceddu, presidente di ISVRA: “Urgenti azioni concrete per non perdere altre quote delle domanda turistica mondiale”
TARQUINIA – Gli arrivi di turisti stranieri in Italia, nel periodo gennaio-agosto del 2018, hanno segnato (dati Istat, riferiti alle imprese turistico-ricettive alberghiere ed extralberghiere) una crescita del 1,1% rispetto allo stesso periodo del 2017; molto meno del +7% registrato per l’Europa dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), nei primi sei mesi dell’anno, tanto più tenendo conto che, negli ultimi anni, gli incrementi annuali degli arrivi di turisti dall’estero nell’Area Mediterranea sono stati superiori di circa 50% rispetto alla media continentale (nel 2017, Europa +8,3%, Europa Mediterranea +12,3%). Sono invece diminuiti (-0,7%) gli arrivi dei turisti italiani.
E’ andato meglio (+4,9%), nello stesso periodo, il rilevamento dei viaggiatori stranieri alle frontiere, effettuato dalla Banca d’Italia, che peraltro comprende la sistemazione in ogni tipo di alloggio (comprese case private, presso parenti e amici, alloggi in affitto ecc.).
Un segnale positivo viene dall’incremento della durata dei soggiorni, per cui le presenze (pernottamenti) nelle imprese turistico-ricettive sono cresciute più degli arrivi (di cui si è detto in precedenza): stranieri +1,7%, italiani +1,1%.
Dunque si delinea una brusca frenata rispetto alla crescita registrata nel 2017 sul 2016, (peraltro sempre inferiore all’incremento del 13% registrato dalla domanda turistica internazionale verso l’Area Mediterranea) quando gli arrivi nelle imprese turistico-ricettive erano cresciuti complessivamente del 5,3%, con gli stranieri a +6,6% e gli italiani a +4,1%.
Il ministro per le politiche agricole e il turismo, Gian Marco Centinaio, avrà il suo da fare per risvegliare una domanda turistica verso il nostro Paese che, nonostante la dichiarata preferenza per la meta Italia espressa dai turisti stranieri (sondaggio Ipsos per Enit 2017), cresce molto meno rispetto a molti paesi concorrenti dell’Area Mediterranea, anche per il modesto risultato di iniziative promozionali organizzate con notevole approssimazione (come i recenti “Anni” dei Cammini, dei Borghi e del Cibo).
Un’approssimazione non certo nuova… Nel 2011, in uno spot istituzionale pubblicitario per promuovere il turismo verso l’Italia si sosteneva che il Bel Paese fosse detentore del 50% del patrimonio culturale mondiale tutelato dall’UNESCO: in realtà, all’epoca, i siti UNESCO italiani erano 45 su un totale di 911, ossia il 5%.
Dopodiché, sul nesso fra i riconoscimenti UNESCO e la frequentazione turistica, ci sarebbe molto da discutere… Non solo per il mutamento delle motivazioni di viaggio dei turisti, ma anche per la scarsa rilevanza che, nella stessa promozione turistica dei luoghi, viene data all’appartenenza al patrimonio culturale UNESCO.
Mario Pusceddu, presidente di ISVRA: “Dopo le sterili enfatizzazioni sull’elaborazione del Piano Strategico per il Turismo del passato Governo, si ripropone ora la necessità di azioni urgenti, decise e concrete capaci di tradurre nei fatti il primato della vocazione turistica italiana, che negli ultimi anni ha continuato ad accumulare solo perdite di quote della domanda turistica mondiale”.