A capo della ‘ndrina Trovato calabrese il famigerato Coco Trovato che mise a ferro e fuoco la Lombardia a cavallo degli anni ’80 e ’90. Nel ’92, in soli tre mesi, furono uccise 25 persone
VITERBO – Con il passare dei giorni ed approfondendo le carte dell’inchiesta si cominciano a diradare anche molte nubi su come sia dovuta intervenire la DDA di Roma per sbrogliare una matassa che getta anche ombre su come sia stata sottovaluta questa inchiesta da qualcuno anche dal Palazzo di Giustizia di Viterbo.
L’ex pubblico ministero di Viterbo Fabrizio Tucci chiese l’aiuto e il supporto di Giovanni Musarò che, giova ricordare, il 7 novembre 2012, fu aggredito da un detenuto del 41 bis, il capoclan della ‘ndrina Domenico Gallico, che gli aveva chiesto un colloquio (facendo credere che sarebbe diventato un collaboratore di giustizia).
Giovanni Musarò ha svolto gran parte della propria attività lavorativa nella Procura di Reggio Calabria. E’ un profondo conoscitore della ‘ndrangheta e del modus operandi dei suoi sodali. Michele Prestipino, capo della DDA di Roma lo ha voluto al coordinamento di questa inchiesta che, per la verità, risulterà essere molto meno importante di come l’avessero immaginata inizialmente. Per fortuna!
Perché si rivolsero alla DDA? Semplicemente perché Giuseppe Trovato, il titolare di alcuni Compro Oro a Viterbo, nelle intercettazioni vantava collegamenti parentali con importanti famiglie calabresi.
Questi legami hanno imposto la procedura prevista in questi casi dal dipartimento antimafia. Giuseppe Trovato porta lo stesso cognome del capo di una delle cosche più famose e sanguinarie della ‘ndrangheta calabrese.
Negli ambienti malavitosi, pronunciare il cognome Trovato mette soggezione. Figuriamoci chiederne l’intervento. Non a caso per risolvere una vicenda tra banditi, quella legata alla mazzetta pagata da Camilli per cacciare i calabresi dal proprio terreno, viene chiamato Giuseppe Trovato.
Giuseppe e Antonio Vinci sanno bene, essendo calabresi, chi sono quelli del clan Trovato. Con quelli non si scherza. Sono feroci, implacabili e non offrono una seconda chances. Per questo preferirono assecondare le richieste del Trovato e lasciare i terreni di proprietà della famiglia Camilli.
La ‘ndrina Trovato è una cosca malavitosa o ‘ndrina della ndrangheta calabrese originaria di Marcedusa. È alleata delle ndrine Barbaro e Papalia di Buccinasco.
Le loro attività vanno dal traffico di stupefacenti al riciclaggio di denaro in imprese edili, compro oro e locali notturni.
Il boss di spicco, ora in carcere, è Franco Coco Trovato originario di Marcedusa (CZ). A Milano Franco Coco Trovato fu alleato anche con un altro boss calabrese Giuseppe Flachi.
Nel 1993 con l’operazione Wall Street vengono arrestate per associazione mafiosa 139 persone fra cui Franco Coco Trovato, il boss della cosca. Nonostante ciò, continuò a gestire le attività illecite dal carcere.
Il 12 maggio 2010 con l’operazione Annibale partita 3 anni prima, viene scoperto un traffico internazionale di cocaina con base nel convento delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù nella zona di Porta Romana a Milano.
Vengono arrestate 33 persone in ben 10 province italiane, tra cui alcune affiliate ai Pelle-Vottari (tra cui Giuseppe e Domenico Vottari) e ai Trovato.
Wall Street, 1997 il primo processo sulla ‘ndrangheta nel “milanese”.
Nel 1967, Franco Coco Trovato inizia il suo dominio criminale. Coco Trovato, nato a Marcedusa nel 1947, parente del Boss De Stefano, era giunto a Lecco con la moglie e, nei primi anni, ha svolto una attività legale: il muratore.
Un lavoro semplice con normali guadagni, non bastavano all’ambizioso Coco Trovato che grazie ai suoi legami parentali, inizia la sua attività criminale in un territorio non abituato alla mafia, ritenendo che questo, fosse solo un problema del Sud Italia. La sua attività si espande, negli anni ottanta il clan Coco Trovato, può contare su 1400 affiliati tra la zona di Lecco e la Brianza.
Diventa un abile imprenditore dell’illecito, grazie ai suoi metodi persuasivi e, grazie ad una buona disponibilità economica, acquisisce diverse attività commerciali che intesta a familiari o prestanome. Si allea con altre due famiglie: i Musolino e i Schettini. Con i Musolino ha un rapporto stretto avendo sposato Eustina Musolino alla quale era intestato il Wall Street locale sito in Via Belfiore a Lecco.
Le sue attività spaziavano dall’usura alle estorsioni, al traffico di droga e di armi. Riciclare una ingente somma di denaro in un territorio che di mafia non sapeva nulla, è stato molto semplice per il clan Coco Trovato. Il suo potere alla fine degli anni ottanta, si espande ulteriormente stringendo nuove alleanze con i Flachi che controllavano l’hinterland milanese. Insieme gestivano il monopolio del traffico degli stupefacenti tra le province di Lecco, Como e la zona di Milano.
I due clan iniziano una faida con i Batti, capitanati da Salvatore, collegati alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. I Batti inizialmente, si rifornivano di droga dai Coco Trovato – Flachi, successivamente decisero di rivolgersi direttamente ai turchi che vendevano ai due clan calabresi. Questo sgarro non passa sotto silenzio: tra il 1989 e il 1993 si scatena una vera e propria guerra di mafia tra il milanese ed il lecchese, guerra iniziata durante il matrimonio di Pepe’ Flachi in un ristorante di Malgrate e proseguita nel 1990 con un duplice omicidio eseguito a Bresso. La famiglia Batti viene quasi sterminata: muoiono Ciro, nipote di Salvatore, la moglie di Ciro, Francesco Batti e lo stesso Salvatore. La faida porta anche all’omicidio di Roberto Cutolo, figlio di Raffaele come contropartita per la morte di Salvatore Batti.
In tre mesi quasi 25 persone uccise.
Il 31 agosto 1992 Coco Trovato, anche grazie alla testimonianza del pentito Salvatore Annacondia, viene arrestato, nel suo locale bunker, con le accuse di traffico di droga, armi, estorsione, omicidio, smaltimento illegale di rifiuti e gestione degli appalti. Una delle più importanti operazioni contro la criminalità organizzata nel territorio lecchese portò a 139 ordini di custodia cautelare in carcere, 16 immobili sequestrati, 60 conti correnti bloccati e 50 auto di lusso requisite. Per la prima volta, in Lombardia, scatta l’accusa di associazione di stampo mafioso a firma del Procuratore Armando Spataro.
Inoltre, l’omertà dei soggetti vessati o complici degli affiliati, ha fatto il resto.
A 25 anni dal suo arresto, Franco Coco Trovato, dietro le sbarre, sembra aver cambiato vita: laureato in giurisprudenza, invita i giovani a non commettere gli stessi suoi errori.
Invece a Viterbo, qualcuno, come Giuseppe Trovato, ha cercato di emularlo e di mettere in piedi un vero e proprio clan chiedendo aiuto e manovalanza al gruppo albanese.
Ecco perché Piero Camilli aveva paura di Giuseppe Trovato e non chiamò la polizia o i carabinieri dopo i primi episodi estorsivi legati alla vicenda dei fratelli Vinci. Aveva paura di Trovato e per questo si rivolse a Bachisio Goddi chiedendogli di fare da pacere.
https://youtu.be/S_IdzX4Ey34