Roma – “La protesta del comparto del latte ovino si sta allargando a macchia d’olio – mette in evidenza Sergio Ricotta, presidente di Confagricoltura Lazio. Nulla si è fatto fino ad ora per questo sistema produttivo che contribuisce in maniera determinante alla salvaguardia del territorio rurale, dalle pianure alle zone montane. La crisi c’è da tempo anche nella nostra regione e non è stato fatto nulla di concreto, nonostante le nostre ripetute denunce, per riorganizzare il settore, partendo proprio dalla tracciabilità del latte che darebbe finalmente certezza sulle produzioni e sulla trasparenza alla filiera”.
Il Lazio è la seconda regione per latte prodotto, dopo la Sardegna e conta più di 3.000 allevamenti ovini e quasi 800.000 capi.
“Si è instaurato – continua Ricotta – un meccanismo perverso, che gli allevatori pagano in prima persona poiché il prezzo pagato non copre nemmeno i costi di produzione del latte”. Per Confagricoltura è necessario riorganizzare il settore produttivo adottando subito una strategia di sistema che dia il via, da un lato ad un piano di tracciabilità del latte ovicaprino, dall’altro che sia capace di integrarsi con la parte industriale, per permettere di rilanciare le produzioni, fissando obiettivi di quantità certa e di qualità”.
“Occorrono interventi urgenti per salvare l’oro bianco laziale – conclude Ricotta -. Chiediamo alla Regione la convocazione immediata di un ‘tavolo di crisi’ per poter avviare un percorso condiviso e concreto che, con l’appoggio dell’Istituto zooprofilattico di Lazio e Toscana, che è il riferimento nazionale, oltre alla fondamentale tracciabilità, consenta di valorizzare finalmente il nostro latte e i prodotti del territorio, per salvaguardare un comparto fondamentale per l’economia, l’ambiente e il territorio regionale”.
Virginia Romeo