Incredibile uscita del consigliere d’opposizione del gruppo “duri e puri” della Frontini contro Ubertini. Invece di difenderlo dagli attacchi del clan Trovato lo attacca chiedendo le sue dimissioni
VITERBO – Essendo cantante e spesso anche attore molto teatrale, questa volta il consigliere comunale del gruppo “duri & puri” della passionaria Frontini, Alfonso Antoniozzi, l’ha sparata davvero grossa.
Anzi. Il livello della diffamazione e della calunnia perpetrata in pubblica assise, durante il consiglio comunale a Palazzo dei Priori convocato ad hoc per parlare del fenomeno “mafia viterbese”, dal cantante lirico e regista Alfonso Antoniozzi ha davvero dell’incredibile.
“Ci sentiamo obbligati a chiedere all’assessore Ubertini – precisa Antoniozzi – di prendere in considerazione la possibilità di dimettersi, in attesa di vedere il suo nome espunto dai faldoni d’indagine, evitando così che sulla trasparenza e l’onestà di quest’amministrazione possa sorgere, nell’opinione pubblica e in seno a questo consiglio, il benché minimo dubbio”.
Il Consigliere Antoniozzi (Viterbo2020) nel suo intervento, anzi excursus, sui connotati negativi dei comportamenti mafiosi che iniziano dalla fanciullezza e rimangono per tutta la vita.
“La mafia è un modo di pensare. Se saltiamo la coda di un ufficio perché conosciamo un dirigente è mentalità mafiosa, se chiediamo un voto in cambio di qualcosa è mafia. Ogni comportamento di sopraffazione e omertà è mafia. Dentro ognuno di noi esiste il germe della mentalità mafiosa”. Se il nome di qualcuno del nostro gruppo consiliare fosse stato accostato a quello di componenti della malavita organizzata nei faldoni di un inchiesta,o ci fosse stato il minimo sospetto di continuità col fenomeno mafioso avremmo chiesto le immediate dimissioni”
Il riferimento è all’assessore all’ urbanistica ed edilizia pubblica e privata, Claudio Ubertini. Il cui nome è presente nell’inchiesta “Erostrato” come vittima di atti di sopraffazione tra i quali l’incendio di due macchine e diverse minacce.
“Un assessorato che dovrà gestire appalti dove gireranno milioni di euro – prosegue Antoniozzi – chiediamo al sindaco di far dimettere l’assessore Ubertini fino a quando il suo nome non sarà espunto dal filone di indagine .
Parla ovviamente senza cognizione di causa e la dichiarazione l’ha sparata così, come una stecca delle sue, mentre canta e interpreta ‘Don Bartolo’ ne Il barbiere di Siviglia di Rossini.
Claudio Ubertini, dalle carte dell’inchiesta Erostrato, forse non ha ben letto la cantante viterbese, è parte offesa in questo procedimento. Lui e la sua famiglia sono stati vittime di vili attentati contro le loro auto e, addirittura, si stavano preparando delle aggressioni fisiche.
Forse proprio lui, Antoniozzi, dovrebbe essere più sensibile e vicino a quanto accaduto al consigliere comunale e non alludere a chissà quale suo coinvolgimento in situazioni poco chiare.
Purtroppo Antoniozzi ha perso di vista la realtà delle cose e ci fermiamo qui e lo lasciamo alle sue passioni.
Il suo repertorio comprende tutti i grandi ruoli da “basso buffo”: ‘Don Bartolo’ ne Il barbiere di Siviglia di Rossini, ‘Don Magnifico’ ne La Cenerentola di Rossini, ‘Don Geronio’ ne Il turco in Italia di Rossini, Dulcamara ne L’elisir d’amore di Donizetti, ‘Don Pasquale’ nel Don Pasquale di Donizetti, ‘Fra’ Melitone’, ruolo buffo nella tragicissima Forza del destino di Verdi, cui va aggiunta una grande frequentazione col Mozart italiano, soprattutto ‘Leporello’ in Don Giovanni e ‘Don Alfonso’ in Così fan tutte, oltre ai title roles in Falstaff di Verdi e Gianni Schicchi di Puccini.
Si occupi di questo e sicuramente troverà più consensi.
Sempre durante il consiglio comunale il sindaco Arena ha avuto parole ferme di condanna contro coloro accusati di aver messo in piedi un vero e proprio clan a Viterbo.
“Il comune potrà costituirsi parte civile verso questi vigliacchi inqualificabili”. È il giorno del consiglio comunale aperto e il sindaco Giovanni Arena, dopo i 13 arresti per associazione di stampo mafioso, pronuncia parole chiare in apertura di seduta.
“Non sono delinquentelli – precisa Arena – ma delinquenti, che usano sistemi mafiosi. L’altra volta mi sono espresso in quei termini per rispetto verso gli inquirenti”.
In sala c’è il prefetto Giovanni Bruno, al banco della giunta, ma anche associazioni di categoria, carabinieri e cittadini.