Gli agenti “fregano” la pistola al Clan Trovato e mettono una fototrappola che li immortala mentre si danno all’affannosa ricerca della Beretta. Le teste di maiale e agnello acquistate in un supermercato e anche qui le foto incastrano la banda
VITERBO – La DDA di Roma, coordinata dal sostituto Musarò, si è servita dei carabinieri di Viterbo per mettere a segno il duro colpo al “Clan Trovato”. Gli uomini dell’Arma hanno dimostrato grande destrezza nel fare le indagini. Vecchi metodi investigativi e nuovi al servizio della giustizia. Una grande abilità che ha portato a concludere la prima grande operazione contro la malavita organizzata.
Gli uomini al comando del Maggiore Marcello Egidio hanno agito con grande discrezione e sventato, di volta in volta, tutte le azioni criminose del Clan che potevano avere conseguenze gravi a danno di varie vittime, taglieggiate a secondo del loro ruolo o attività.
Nelle migliaia di pagine di relazioni, informative, rilievi fotografici e selezione di centinaia di intercettazioni telefoniche, emerge in modo netto, l’opera dell’Arma dei Carabinieri di Viterbo che, di concerto con i magistrati, hanno dimostrato un’abilità e un intuito fuori dal normale.
Raccontiamo l’episodio della pistola per far capire come i carabinieri siano riusciti a limitare le azioni di Giuseppe Trovato e i suoi sodali.
Giuseppe Trovato decide di intimorire seriamente un antagonista della sua attività di Compro Oro. Paternollo. Prima i tentativi di dare fuoco alla porta del suo negozio. Poi l’esplosione di tre colpi di arma da fuoco (una pistola Beretta) verso la vetrina dell’attività.
I carabinieri vedono e ascoltano tutto. E’ giunto il momento di agire perché nelle intenzioni di Trovato c’era quella di riutilizzare la pistola per colpire Simone Germani. Effettuano sopralluoghi e poi si fermano per nascondere qualcosa in una stradina adiacente il capannone dove Germani lavora.
Ora i carabinieri capiscono che è il nascondiglio dove la banda tiene occultata la pistola e decidono di agire.
Prendono la pistola e mentre iniziano gli esami balistici Trovato, Laezza e gli altri vanno nel panico perché hanno perso il “ferro”.
Ricerche affannose fatte anche con un metal detector. Niente la pistola non c’è più.
Quello che non sanno è che invece della pistola gli uomini dell’Arma avevano messo una fototrappola e quando sono iniziate le ricerche, sia di notte che di giorno, per loro non c’è stato scampo. Sono stati fotografati in tutte le loro azioni.
Nei prossimi giorni racconteremo nel dettaglio la vicenda di Claudio Ubertini, in questi giorni oggetto di incredibili prese di posizione della consigliera Chiara Frontini e dei suoi uomini. Non conoscono le carte e si fidano di quello che qualcuno gli imbecca. Bene. Le prove che Claudio Ubertini e la sua famiglia siano vittime del Clan Trovato sono schiaccianti.
Nei prossimi servizi ci occuperemo anche del Theatrò: