VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo: E’ un fatto conosciuto che, a livello di governo nazionale, la compagine politica uscente non viene riconfermata alle elezioni successive. Ciò costituisce un segnale inequivocabile di come la politica, intesa in senso lato, non soddisfi più le necessità dei cittadini, bensì quelle degli addetti ai lavori.
Tale fenomeno, a scalare, ormai accomuna anche livelli amministrativi meno elevati come i Consigli Comunali.
Assistiamo ad una progressiva degenerazione, sia della qualità degli eletti, sia dell’attività di gestione della cosa pubblica, sempre più lontana dal perseguire fini di interesse generale e a provvedere al bene comune.
L’origine è nella crisi dei partiti politici, ormai sostanzialmente ridotti a comitati elettorali che si riuniscono in imminenza delle elezioni, il cui mantra elettorale è ricorrente, identificandosi negli abusati termini di cambiamento, onestà, trasparenza. Sono concetti nobili e condivisibili, purtroppo tragicamente disattesi, come insopportabili bla bla bla; Viterbo e la sua attuale amministrazione non sfuggono alla nemesi e sono l’epifenomeno di una tendenza che, se non contrastata realmente, porterà ad un rifiuto della cosa pubblica da parte dei cittadini elettori, ormai sfiduciati, per non dire di peggio, nei confronti degli eletti di turno.
Per arginare la deriva etica e comportamentale delle assemblee elettive, evitando situazioni in contrasto con il minimale buonsenso e l’opportunità, è stata creata la “Carta di Pisa”, ovvero un compendio di norme che disciplinano le cariche elettive e i criteri di nomina nelle pubbliche amministrazioni, riportandoli a principi di correttezza, trasparenza e merito.
L’Amministrazione Comunale di Viterbo ha aderito volontariamente alla Carta di Pisa, anche recentemente confermando tale adesione ma, sorprendentemente, essa viene spudoratamente disattesa, con indicibile strafottenza e perdurante presa in giro dei cittadini, considerati utili idioti a cui chiedere solo il voto.
Veniamo ai fatti, peraltro noti; la Lega, i cui successi elettorali vertono sul concetto di invertire la tendenza (dei predecessori…), vede Enrico Maria Contardo, nominato vice sindaco, senza partecipare alle elezioni, probabilmente per non togliere voti alla moglie Ombretta Perlorca, eletta Consigliera Comunale.
Dell’attuale Presidente del Consiglio, Stefano Evangelista, è peraltro noto il legame con una delle figlie del Senatore Umberto Fusco, che non disdegnerebbe di candidarla alle imminenti elezioni europee.
Sorprendente è anche il caso di “FondAzione”, movimento guidato da Gianmaria Santucci, ormai anziano ex ragazzo, che si attribuisce il discutibile merito di essersi opposto ad uno dei protagonisti storici della vita politica viterbese, lo spesso rimpianto Rodolfo Gigli: magari sarà anche vero, ma forse solo perché il vecchio leone aveva deciso di abbandonare per scelta personale.
Orbene, la compagine di Santucci, alle ultime elezioni, ottiene due consiglieri e, per evidenti ragioni di equilibri sotterranei, ben due assessori, una delle quali è Alessia Mancini, fidanzata convivente di Santucci e come lui dipendente della Regione Lazio e, similmente a Contardo, non candidata alle elezioni.
Condividerete che tali abnormi situazioni, le quali generano oggettive condizioni di interessi in conflitto, con la necessità di astenersi quando moglie o fidanzato devono votare atti di giunta proposti dai rispettivi mariti o fidanzate e conseguentemente almeno uscire dal Consiglio Comunale (cioè quasi sempre), mettono realmente in pericolo la maggioranza a cui appartengono e generano fondate perplessità sui criteri meritocratici e di correttezza con i quali dovrebbero essere fatte le nomine ad incarichi pubblici e che dovrebbero essere garantite nelle assemblee elettive.
Verrebbe da chiedersi come mai un Sindaco esperto come Giovanni Arena, abbia consentito tali assurde contingenze, nominando Assessori persone in situazioni quantomeno inopportune, considerata la composizione del suo Consiglio Comunale.
Ed ecco la perla, lui dice che non è colpa sua, perché lui affida le deleghe assessorili alle persone che vengono indicate dai rispettivi partiti, i quali, a loro volta, sostengono che loro effettivamente propongono i candidati, ma che, per Legge, la scelta (e la relativa responsabilità) spetta al Sindaco.
Dopodiché, tutti costoro chiedono con cortesia di essere lasciati alle rispettive incombenze, ovvero far quadrare i bilanci famigliari, pagare le rate dei loro mutui e fare passarelle per tagliare molteplici nastri. E la democrazia? L’etica? La Legge?… Queste sono le domande degli sciocchi, dicono loro, è la politica, ragazza, taci e lasciaci fare!
E invece, no! Io, e non solo io (per fortuna!), non taccio e non lascio fare, perché i cittadini vanno rispettati, non hanno l’anello al naso e soprattutto perché Viterbo è e resterà anche la mia città, che non è terreno di conquista di gattopardi da strapazzo, protagonisti di finti cambiamenti perché nulla cambi, esegeti dell’ordine borbonico del “facite ammuina”, per spacciare il battere il passo sul posto come una lunga marcia verso obiettivi radiosi; in realtà non farete i pifferai magici per sempre, questo è sicuro, ciò che è incerto, purtroppo, è che chi vi sostituirà potrebbe essere addirittura peggio, ma io sono ottimista.
Infine, all’ottimo Prefetto Bruno, commissario di fatto di un’amministrazione già disastrata, attento a fare demolire palazzi lasciati pericolanti perché gli addetti sono in altre faccende affaccendati, vorrei sommessamente rammentare che i pilastri di una buona gestione cittadina sono la Legge, l’etica e il buonsenso, fondamenta evidentemente compromesse e anche queste soggette alla sua alta vigilanza…
Antonella Bruni