LADISPOLI – Risponderà alle domande dei giornalisti solo se autorizzato. A dirlo nelle settimane scorse alla redazione de Le Iene era stato il maresciallo della caserma di Ladispoli, Manlio Amadori. Il Maresciallo durante la testimonianza rilasciata al processo di primo grado aveva raccontato un particolare sulla vicenda relativa all’omicidio Vannini. Durante la sua testimonianza al processo di primo grado, il Maresciallo rispondendo a una domanda specifica del legale della parte civile, l’avvocato Celestino Gnazi, rispose, raccontando che “Ciontoli padre era entrato nella mia stanza in caserma dicendomi che non poteva andare avanti nel racconto, non poteva dire tutto perché altrimenti avrebbe inguaiato il figlio Federico». Proprio in quel momento, il comandante della stazione dei carabinieri di Ladispoli Izzo, entrò nella stanza chiedendo una volta per tutte a Ciontoli chi avesse sparato. Lui o il figlio? E Antonio Ciontoli si assunse la responsabilità. Ma su quella frase emersa durante il processo più di una volta si sono accesi i riflettori. Anche delle reti nazionali con Giulio Golia de Le Iene che aveva addirittura chiesto all’Arma l’autorizzazione per intervistare il Maresciallo Amadori. Richiesta negata. Un “no” che però non ferma il desiderio da parte di numerosi cittadini che chiedono ancora oggi, al fianco di mamma Marina e papà Valerio, giustizia per Marco. Cittadini che, proprio come i genitori di Marco vogliono sapere che cosa sia realmente successo quella notte a casa della famiglia Ciontoli. Ed è da qui che proprio nei giorni scorsi sulla piattaforma change.org è nata una nuova petizione popolare. Destinario: il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta. A lei si chiede l’autorizzazione affinché il maresciallo Amadori possa rilasciare un’intervista.
Questo il testo della petizione
«Abbiamo appreso in questi ultimi mesi tanta vicinanza da parte delle Istituzioni alla Famiglia Vannini soprattutto per le incongruenze che ci sono state e continuano ad esserci ma che nell’ultima sentenza depenalizzano ancora coloro che hanno cagionato la morte di Marco». Nella petizione ci si sofferma in particolar modo sulla figura dell’ex brigadiere «che lavorava proprio quella notte ha fatto intendere alla fine che lui onora l’arma e non si terrà mai indietro per la ricerca della verità ma una verità che deve andare di pari passo con la realtà. Realtà secondo il Brigadiere che non può esprimere per non avere conseguenze nell’ambito del suo lavoro… in pratica fa capire che se avesse le autorizzazioni potrebbe rispondere a delle domande giuste e inerenti a quella notte e fa capire soprattutto che vorrebbe parlare a nome di tutti i Carabinieri Onesti. E allora caro Ministro chi meglio di Lei può autorizzare adesso il Maresciallo Manlio Amadori e magari dare un po’ di luce di quella maledetta notte? Milioni di Italiani – prosegue ancora il testo della petizione – vorrebbero essere rappresentati da tutte le Istituzioni soprattutto chi ha perso questo figlio e cioè Mamma Marina e Papà Valerio che ogni giorno,ogni udienza ma soprattutto ogni sentenza si sentono trafitti da migliaia coltellate nonostante tutto! Non vorremmo n’è stracciare le tessere elettorali e neanche espatriare….però chiediamo chiarezza che non c’è mai stata!». Firmato “Gli italiani”